1. Art for art’s sake

The New Pope ripete il magmatico generatore di immagini che era stato The Young Pope, consolidando la direzione di Sorrentino verso una fusione di Fellini e Malick. In questa seconda stagione, però, il regista napoletano sviluppa una sceneggiatura più densa, intrisa di sequenze dialogiche, all’interno della quale trovano meno spazio le visioni surreali che avevano caratterizzato la storia di Lenny Belardo, facendo sì che il reale e l’irreale si rincorrano invece di sovrapporsi, quasi creando due storyline parallele. Una scelta che non cade mai nel virtuosismo autoreferenziale, ma trova nella sceneggiatura un argine e una motivazione narrativa alla potenza dell’immagine.

2. L’amore

Se estetica e urgenza comunicativa trovano un’armonizzazione, nel dipanarsi della narrazione Sorrentino introduce una disarmonia, una frattura, uno sdoppiamento. Pio XIII, il Papa sexy interpretato da Jude Law, caduto in coma dopo un infarto, viene sostituito dall’algido aristocratico John Brannox (nome pontificale: Giovanni Paolo III), impersonato da uno sfuggente quanto intenso John Malkovich. Cerebrale e ipersensibile al consenso, il nuovo Papa non conosce la vita, perché ha consacrato il tempo allo studio, all’astrazione, alla macerazione delle energie nello struggimento della sospensione e della perdita. La sua parabola di rinuncia s’interrompe, però, quando irrompe l’amore: ha l’aspetto altero e seducente di Sofia Dubois (Cécile de France), la responsabile della stampa vaticana. Al progressivo disgelo emotivo di Brannox e alla sua discesa nel mondo delle ambivalenze affettive, corrisponde il risveglio di Belardo, messo ora di fronte al lato oscuro del desiderio divino, inaccessibile anche a un “santo” come lui. Sorrentino fa specchiare i due papi l’uno nell’altro, e ciò che entrambi vedono è la paradossale invisibilità palpabile del divino, un’assenza presente che li conduce inevitabilmente alla manchevolezza costitutiva della loro condizione.

3. La bella e la bestia

L’autonomia dell’universo poetico sorrentiniano genera una sovrapposizione fra lettera e figura, tra realtà e surrealtà. Ester (Ludivine Saigner), la devota quasi idolatra di Pio XIII, da vergine diviene prostituta, secondo un ribaltamento radicale delle identificazioni. Per salvare la propria condizione economica dalla miseria e dalla precarietà, si concede sessualmente a un giovane rinchiuso dalla madre in una gabbia dorata di solitudine a causa di una deformità, e così scopre il piacere di darsi: Sorrentino usa il simbolo mostruoso (l’umanità rifiutata perché imperfetta) per riflettere sull’amore in relazione al concetto di peccato.

4. La lezione di femminismo di Pio XIII

Sorrentino elabora il presente in due diversi modi: attraverso il ricorso a icone glam, trasgressive come Sharon Stone e Marilyn Manson e tramite riferimenti all’attualità più cogente. Questa nuova stagione riserva infatti una grande attenzione per il movimento di protesta attuato dalle suore, stanche di dover sottostare ai dettami del clero maschile. L’intervento risolutivo di Pio XIII è una lezione di femminismo che si distanzia dalle retoriche più stagnanti: il vero obiettivo delle rivendicazioni, dice il Santo Padre alle sorelle, non dovrebbe essere quello di ottenere gli stessi privilegi concessi agli uomini, ma di imporre loro le stesse privazioni.

5. Voiello e il suo fiore più bello

La scelta di sviluppare insieme al direttore della fotografia Luca Bigazzi un racconto aperto a più strati di lettura anche a livello plastico e pittorico trova la sua espressione più alta nell’addio che Voiello (Silvio Orlando), il grande protagonista di questa stagione, dà al suo “fiore più bello”, e unico amico, Girolamo, il ragazzo disabile di cui si prendeva cura. The New Pope, in fondo, allestisce uno scenario sontuoso per esporre il mistero della Chiesa – un mistero che deve restare tale -, in modo da ricondurlo, per contrasto, al suo senso ultimo: la pietà. Una pietà che rivive anche attraverso una riscrittura narrativa ed estetica della scultura di Michelangelo, sviluppata in un episodio incentrato sulla moglie del medico che ha salvato Pio XIII alla morte, impegnata ad accudire disperatamente il figlioletto malato; un episodio tanto visivamente sontuoso quanto intimamente dolente. Un inserto di metafisica bellezza nell’intarsio del cinema di Sorrentino.

Carolina Iacucci e Davide Spinelli