Voto

5.5

Rocco Siffredi non è una semplice celebrità, è un assoluto, un universo vietato ai minori di diciotto anni che sa accogliere da generazioni l’erotismo di chi associa la parola “pornografia” a questo nome. Rocco ritrae il re del porno con un taglio inedito ma non del tutto riuscito. Se l’intento era quello di rappresentare, tra un’erezione e un seno plastificato, l’essenza dell’anima del protagonista, il lavoro si è pressoché ridotto a un miscuglio di primi piani posati e di conversazioni fin troppo lunghe e irrilevanti.

Da un punto di vista tecnico, l’opera del regista Thierry Demaizière non si discosta dall’onda pop intrapresa dal documentario d’autore degli ultimi anni, incentrato su una fotografia ben curata e riprese introspettive. Il signor Siffredi diventa allora una sorta di monumento artistico su cui costruire, inquadratura dopo inquadratura, un film che si aggira sull’intimità di uno dei più grandi pornodivi della storia del cinema.

Nonostante le premesse, il prodotto finale non è altro che una scrittura stereotipata di un uomo affranto dalle turpitudini e dall’apatia che affliggono ogni tipo di artista arrivato a una certa età. È apprezzabile, però, la naturalezza con cui viene raccontato il mondo della pornografia, i cui meccanismi sono nascosti al suo grande popolo: l’universo di Rocco Siffredi non è fatto solo di espressioni accentuate e di misure spropositate, ma anche del racconto loquace seppur silenzioso degli attori e degli sguardi persi nel vuoto di molte giovani ragazze che, tra una pausa e l’altra sul set, cercano la concentrazione nel proprio passato e nella propria carta d’identità.

Fabrizio La Sorsa