1. Hollywood Babilonia

Sebbene voglia raccontare le origini di Mildred Ratched, la spietata infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) e del romanzo omonimo del 1962, Ratched guarda più al cinema della Hollywood classica che allo stile della New Hollywood. I costumi sgargianti e le scenografie sontuose, così come la colonna sonora orchestrale, ricalcano lo stile di film come La donna che visse due volte (1958), mentre i personaggi di Vincent D’Onofrio e Sharon Stone ricordano rispettivamente Orson Welles in Quarto Potere (1941) e Gloria Swanson in Viale del Tramonto (1950). Una scelta che, se da una parte è funzionale all’estetizzazione ricercata dello showrunner Ryan Murphy, tra colori pastello e morbidi movimenti di macchina, dall’altra però stride con l’intento di raccontare un mondo in cui bei vestiti e i sorrisi finti nascondono malamente il marcio della fabbrica dei sogni. Come nella recente serie TV Hollywood – firmata sempre da Murphy per Netflix -, nella California di Ratched si perpetruano abusi e violenze, frutto di una società irrigidita dai tabù e governata dal patriarcato, in cui dilagano il sessismo e l’intolleranza verso la diversità. Un mondo che, visti gli scandali che negli ultimi anni stanno stravolgendo lo showbiz americano, da Spacey a Weinstein a DeGeneres, sembra non essere mai cambiato.

2. La banalità del male

Nel 1975 Louise Fletcher nel ruolo di Mildred Ratched vinse un Oscar come Miglior attrice protagonista. Sarah Paulson, che riprende il ruolo dell’infermiera in questa serie prequel, ha dichiarato di ammirare “l’interpretazione senza compromessi” di Fletcher, perché “non cerca per nulla la tua approvazione”, accostando così il personaggio ai protagonisti di certe serie tv contemporanee, antieroi come Walter White di Breaking Bad o i poliziotti corrotti di True Detective, specchio di un mondo in cui i contorni tra bene e male si fanno sempre più labili. L’infermiera Ratched ha tutte le caratteristiche di una anti-eroina: è un’abile manipolatrice, sa cosa vuole ed è talmente determinata da credere di poter superare ogni regola, convinta che essere una buona infermiera significhi alleviare il dolore dei pazienti, anche a costo di fine alle loro sofferenze o di sottoporli alle brutali terapie psichiatriche degli anni ’40 – come la lobotomia. Più ci si avvicina al finale, però, e più la serie tradisce le sue stesse premesse. La narrazione sembra voler giustificare la protagonista, trasformandola in un’eroina dagli scopi nobili e da altrettanto nobili risultati, come se il fine giustificasse i mezzi. Ne esce una figura piatta e normalizzata, privata dei suoi aspetti più inquietanti. 

3. (An) American Horror Story

Dopo la seconda stagione di American Horror Story (Asylum), Murphy torna ad affrontare il tema del disagio mentale attraverso la lente del cinema horror. Come la precedente serie tv, Ratched adotta uno sguardo estetizzante, tingendo la fotografia in verde o in rosso a seconda dei pensieri dei personaggi e creando un clima di algida inquietudine con una colonna sonora orchestrale. Come in AHS, si scopre che il vero orrore non nasce dai mostri, ma da ciò che una società oppressiva legittima come “normale” Per quanto inette, sono sempre le figure maschili a detenere il potere, mentre i personaggi femminili, pur rimanendo i veri protagonisti della storia, sono costretti a muoversi dietro le quinte, dimostrandosi più astute e sagaci delle loro controparti maschili. Ma, come già successo, anche in Ratched Murphy finisce per deragliare, sfiorando il ridicolo con trame secondarie che finiscono in vicoli ciechi (l’arco del personaggio di Sharon Stone, ad esempio, viene chiuso bruscamente) e sfociando spesso nel cattivo gusto, tra le morti al rallentatore e i sentimenti strillati, incapace di mantenersi in equilibrio tra romanzo gotico e racconto rosa.

4. “Non siete più pazzi della media di quelli che potete trovare per strada”

All’interno dell’ospedale psichiatrico di Lucia, California, le vicende del personale e dei suoi pazienti si intrecciano, si legano le une alle altre fino a far collidere la vita quotidiana, che si volge alla luce del sole, con gli oscuri meandri del disagio mentale. L’intento sembrerebbe quello di dimostrare come coloro che sono considerati “sani” siano altrettanto, se non più, pericolosi dei “malati”. Peccato che le varie trame e traiettorie dei personaggi finiscano sempre con una morte violenta, spesso perpetrata proprio da uno dei “pazzi”, con tutte le semplificazioni e banalizzazioni che ne derivano, vanificando la possibilità di attuare una lettura psicologica sfaccettata.

5. Out and Proud

Un altro caposaldo dei prodotti di Murphy è l’attenzione per il mondo LGBTQ, e anche Ratched non fa eccezione. Il racconto degli orrori perpetrati in passato, e ancora oggi, ai danni delle persone gay o non binarie, nella convinzione che l’omosessualità sia una malattia mentale da curare, è straziante, e ricorda quanta strada ci sia ancora da fare per smantellare veramente ogni discriminazione. Al contempo, però, il modo in cui viene trattata l’omosessualità latente della protagonista risulta talmente goffo e pretestuoso da sembrare che sia stata inserita a forza pur di avere a tutti il tema LGBT nella serie, risultando fuori luogo e banalizzante.

Francesco Cirica