Voto
Ansiogeno e spettrale, onirico e distorto: i Radiohead tornano, e sorprendono con uno dei migliori lavori della loro carriera.
Il nono album della band britannica raggiunge l’apice nell’inquietudine illusiva di Daydream, nel crescendo sfumato e potente di Ful Stop e nella finale – già suonata dal vivo più volte in passato – True Love Waits, reinterpretata raffinatamente al pianoforte, che chiude il lavoro in uno stato di armonia totale.
A Moon Shaped Pool colpisce, soprattutto, negli arrangiamenti di Jonny Greenwood, che riescono a convivere con le atmosfere ambient: si crea così una sintonia cosmica e siderale che ricorda i loro migliori lavori (da OK Computer e Kid A, ad Amnesiac) pur mantenendo una propria, e solidissima, identità.
Christopher Lobraico
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