Voto

8

Presentato in anteprima mondiale al 26° Busan International Film Festival nella sezione New Currents e vincitore di ben 12 su 17 nomination all’Indonesian Film Festival – tra cui Best Picture, Best Director e Best Film -, Photocopier (Penyalin Cahaya in indonesiano) è disponibile in streaming su Netflix dal 13 gennaio 2022. Co-scritto e diretto da Wregas Bhanuteja al suo debutto alla regia, questo giallo drammatico riflette sul rapporto tra violenza sessuale, abuso e nuove tecnologie, a partire da storie e testimonianze reali di attivisti e persone soggette ad aggressioni sessuali.

La protagonista Suryana (Shenina Cinnamon), proveniente da una famiglia piuttosto conservatrice e tradizionalista di Giacarta, è ormai convinta di aver vinto una borsa di studio l’università quando decide di andare a una festa organizzata da Rama (Giulio Parengkuan), scenografo del gruppo teatrale della scuola in cui lei lavora come web designer. Ma la festa si trasforma in un incubo: alcune foto che la ritraggono ubriaca finiscono nelle mani dei professori, i quali decidono di revocarle la borsa di studio per “aver portato disonore alla sua facoltà” con il suo comportamento “inappropriato” secondo i canoni della cultura e della società indonesiana. Dopo l’accaduto, il padre la caccia di casa, e Sur è costretta a trovare una sistemazione temporanea dall’amico d’infanzia Amin (Chicco Kurniawan), gestore di un internet point dell’università. Qui, Sur inizia ad hackerare cellulari, computer e dati dei membri della compagnia teatrale Mata Hari per ricostruire gli eventi di quella fatidica sera e capire cosa succedeva mentre lei aveva perso conoscenza.

Il film alterna alle ricerche di Sur le immagini sfocate della festa e la disinfestazione dell’epidemia del dengue, un virus trasmesso dalla zanzara tigre diffuso tutt’oggi in Indonesia. Questa epidemia assume così un significato simbolico che richiama il moralismo di facciata della società patriarcale del paese, riassunto da quel “drenare, coprire e seppellire” urlato dalle autorità durante le disinfestazioni che sembra essere il motto con cui vengono insabbiati gli abusi e le violenze da parte di un sistema giudiziario che tende al victim blaming, alla censura e all’omertà. Preziose, per lui, sono state le interazioni avute con vittime di aggressioni sessuali e attivisti anti-stupro. 

Elemento peculiare del film è l’utilizzo simbolico ed evocativo dei colori: il giallo rimanda all’emergenza, alla paura e, di conseguenza, al coraggio; il nero crea scene impenetrabili e asfissianti; il verde del neon dei macchinari dell’internet point rende i toni ancora più lugubri e fatiscenti. A prevalere al centro del film è proprio il verde, simbolo di quello strumento che dà il nome al titolo e che permette di diffondere le tante verità seppellite, e simbolo anche di quella speranza di smantellare il patriarcato e il sessismo vigenti che risiede nella solidarietà; perché – e questo è il caso di dirlo – è l’unione a fare la forza.

Laura Ferrari