MUBI è una cineteca online dove guardare, scoprire e parlare di cinema d’autore proveniente da tutto il mondo. La selezione dei titoli è affidata a una redazione di esperti del settore, che si occupano di costruire un vero e proprio percorso museale cinematografico attraverso mezzi diversi: i film, che possono essere in Cartellone o a noleggio, il Feed, che mostra cosa guardano gli altri utenti, il Notebook con notizie, interviste, reportage, approfondimenti; e ancora, la Comunità, ovvero il social di MUBI integrato a tutti gli altri, i Focus, gli Speciali e le Retrospettive. Ogni giorno viene proposto un nuovo film, che resta visibile per un mese e viene poi sostituito da un altro, in una rotazione continua. Dal 20 maggio 2020, MUBI ha introdotto la sezione Videoteca: una libreria di centinaia di titoli a completa disposizione di tutti gli utenti.

Arrivato il periodo che precede la stagione estiva dei festival – con l’imminente avvicinarsi del Festival del Cinema di Cannes -, a maggio MUBI va a rimpoplare le sezioni più seguite della piattaforma: dai titoli provenienti dai grandi festival europei alle retrospettive su autori più sotterranei, fino alla riscoperta di gemme nascoste del cinema italiano e i vecchi e nuovi cortometraggi per la categoria Incontri Fugaci. Per aiutarti a non perderti nell’infinito catalogo della piattaforma, ecco 8 film da non perdere su MUBI a maggio 2023.

Il fiume, Emir Baigazin, Kazakistan/Polonia, 2018 (3 maggio)

Capitolo conclusivo della trilogia diretta dal regista kazako Emir Baigazin, Il fiume racconta uno spaccato di vita familiare in un villaggio rurale dove cinque fratelli trascorrono giornate in pacifica quotidianità, tra lavori in fattoria e visite al fiume. L’irruzione di un ospite, tuttavia, scardina per sempre la percezione che fratelli hanno del mondo che abitano: la comparsa di un tablet fa irrompere la dimensione virtuale nella vita dei protagonisti, che fino a poco prima ignoravano l’esistenza di quell’oggetto, e si trovano a fare i conti con un nuovo dispositivo di cui non conoscono la provenienza, né il funzionamento e che appare loro come un portale verso un mondo altro.

It Is Night in America, Ana Vaz, Italia/Francia, 2022 (9 maggio)

Presentato al Concorso Cineasti del Locarno Film Festival, il documentario di Ana Vaz mostra la vita animale ai margini del paesaggio urbano, tra specie selvatiche, sofferenza e forzate domesticazioni. Girato in 16 mm e permeato da un’atmosfera lugubre dalle tinte noir, il film della regista brasiliana spinge a riflettere sulle dinamiche di coabitazione tra l’essere umano e la fauna del pianeta, giustapponendo immagini oniriche, disseminando una disturbante sensazione di spaesamento e ponendo l’annosa domanda: quale specie si è appropriata per prima dello spazio dell’altro?

Buccia, Jane Campion, Australia, 1982 (18 maggio)

Vincitore della Palma d’Oro al Miglior cortometraggio nel 1986, l’opera d’esordio di Jane Campion segue il viaggio in automobile di una famiglia che incappa in uno strambo incidente causato da una buccia d’arancia. Anticipatore dei temi affrontati nei lungometraggi della regista e destinato a spianare la strada a uno degli sguardi più interessanti del cinema internazionale, Buccia è una breve ma folgorante storia di belligeranza familiare, rancore e testardaggine.

A White, White Day – Segreti nella nebbia, Hlynur Palmason, Islanda/Danimarca, 2019 (22 maggio)

Da Vinterbrødre (2017) a Godland (2022) e Nest (2022), quello di Hylnur Palmason è uno degli sguardi più rilevanti del nuovo cinema islandese: il suo A White, White Day – vincitore del premio al Miglior film alla 37ª edizione del Torino Film Festival – racconta del capo di polizia Ingimundur e della sua ossessione malsana causata dal presentimento che la moglie, deceduta, avesse avyto una storia con un altro. Ferito e deciso a scoprire la verità, il protagonista comincia un calvario con la speranza di trovare un chiarimento al suo dubbio, a rischio di rovinare tutto ciò che di bello è riuscito a conservare dopo la sua tragica perdita.

The Potemkinists, Radu Jude, Romania, 2022 (25 maggio)

Nuovo cortometraggio del regista rumeno premiata con l’Orso d’Oro Radu Jude, The Potemkinists rievoca la famosa corazzata che si ammutinò contro lo Zar e venne resa celebre da Sergej Ėjzenštejn, facendo luce su un episodio storico i cui i dettagli rischiano di sfumarsi, come il tentativo della corazzata di trovare rifugio in terra rumena, chiedendo asilo e poi minacciando di aggredire la popolazione del porto di Costanza. Attraverso la storia di uno scultore desideroso di lavorare a un’opera d’arte sull’evento, Jude riflette sul rapporto controverso tra arte e storia, tra vicende sommerse e immagini cinematografiche diventate iconiche.

I cormorani, Fabio Bobbio, Italia, 2016 (31 maggio)

Documentario tra i più sorprendenti del cinema contemporaneo italiano, I cormorani di Fabio Bobbio – regista torinese vissuto per molti anni a Barcellona – racconta Samuele e Matteo in un’estate dilatata che segue la fine della scuola e ripercorre le tappe del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Racconto di formazione delicato e osservativo, l’opera prima di Bobbio è attraversato da una lieta e significativa sospensione, e non ha bisogno di sfarzi narrativi o capovolgimenti di trama per raccontare, con sincerità, il complesso bagaglio di temi che lo smarrimento dovuto alla crescita porta con sé.

0s and 1s, Eugene Kotlyarenko, USA, 2011 (Videoteca)

Parte del trittico dedicato al cinema di Eugene Kotlyarenko, Zeroes and Ones può essere considerato il manifesto programmatico della poetica del regista di origini ucraine: raccontare – senza distratte semplificazioni o prese di posizioni moraliste – l’habitat delle nuove generazioni, ormai radicalmente plasmato dalla dimensione digitale. Raccontato attraverso il monitor del computer del protagonista, il film di Kotlyarenko utilizza un linguaggio composito e stratificato, costituito da bombardamenti di codici, momenti di buffering e commenti estrapolati forum online, risultando così visivamente innovativo da apparire lungimirante ancora oggi, dodici anni dopo l’uscita.

Did You Do It?, Aditi Bhande, India, 2021 (Videoteca)

In questo corto, la regista indiana Aditi Bhande osserva la giornata lavorativa di una società che si occupa di alloggi a Delhi: investigando sull’inquinamento e sul terreno da cui proviene il cibo venduto nei supermercati, la regista scende negli inferi del sistema corrotto dello smaltimento dei rifiuti, facendo luce sul disastro ambientale che accade sotto lo sguardo indisturbato di migliaia di persone e tracciando un altro capitolo inquietante nella storia del rapporto tra risorse naturali e intervento umano.

Arianna Caserta