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Il 1990 segna un indimenticabile periodo di svolta per i Depeche Mode, grandi esponenti della darkwave
. Nonostante gli innumerevoli problemi (tra i quali la perdita di Wilder e Clarke e la profonda crisi di Dave Gahan), i componenti riescono a sfuggire la minaccia dell’estinzione per diventare i protagonisti di una vera e propria rivoluzione musicale: hanno creato un capolavoro in cui l’esperienza con il synth coltivata nei lavori precedenti si miscela a una nuova vena rock’n’roll, stendendo un nuovo e perfezionato capitolo della music for the masses. Tutto ciò si esprime attraverso un suono arioso e stentoreo, i cui strumenti convivono equilibrati grazie anche alla sapiente regia di Flood e al preparatissimo mixaggio di François K., autori di un album coerente e, al contempo, dicotomico.

Violator si apre con World in My Eyes che, insieme a Sweetest Perfection, delinea perfettamente l’atmosfera dell’intero concept del disco: la voce di Gahan scorre decisa in un fiume di suoni distorti e bui volti a sottolineare l’oscura teatralità che li caratterizza. Segue Personal Jesus, emblema dell’album e, forse, della band stessa: l’originale mix di musica elettronica e blues rock si rivela il miglior tentativo dei Depeche Mode di raccontarsi. Accusato di blasfemia, il testo si ispira al libro Elvis and me di Priscilla Presley, e lo stesso Martin Lee Gore descrive il brano come “Una canzone relativa a essere il Gesù di qualcun altro. Qualcuno che ti dia speranza e importanza. Non è una visione molto bilanciata di qualcuno, non è vero?”.

Lo stesso senso di sfrenata irrequietezza persiste fino allo scadere della traccia Halo, che apre le porte agli unici raggi di sole in grado di penetrare le dense nubi costruite nei primi minuti: Waiting for the Night, dalla delicata sfumatura ambient, e la famosissima Enjoy the Silence. Molti ricorderanno il videoclip diretto da Anton Corbijn e ispirato a Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupery, nel quale un Gahan in vesti regali si dà alla disperata ricerca di un luogo in cui appoggiare la sua sdraio e godersi un po’ di quiete.

Policy of Truth è il terzo singolo tratto da Violator, che districandosi su bassi prepotenti prepara l’ascoltatore alla mossa conclusiva: partendo dalla morbida Blue Dress, in cui Gore recupera le precedenti atmosfere pastose condendole con un pizzico di epicità, il finale si chiude con la rockeggiante Clean, che consolida le nuove linee guida oscure e raffinate della band.

Giulia Tagliabue