Film originale di Hulu distribuito internazionalmente da Netflix a partire dal 7 gennaio, Mother/Android è il debutto come regista di Mattson Tomlin, già sceneggiatore di Little Fish e a cui è stato affidato anche lo script dell’attesa serie anime ispirata a Terminator. La storia raccontata in Mother/Android, l’odissea di Georgia (Chloë Grace Moretz, Carrie – Lo sguardo di Satana) e Sam (Algee Smith, Euphoria), riprende infatti la maggior parte delle sue idee già confluite nei suoi precedenti lavori, tratte da opere come I Robot universali di Rossum di Karel Čapek e Gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick

In un’epoca in cui le famiglie ricche del cosiddetto primo mondo sfruttano gli androidi come maggiordomi, alla vigilia di Natale Georgia scopre di essere incinta. Questa condizione la porta a ripensare i suoi sentimenti nei confronti del partner Sam e, da studentessa appena ventenne, non crede di essere pronta a diventare madre. I suoi pensieri, però, vengono interrotti bruscamente da un evento che cambierà per sempre non solo la sua vita, ma anche quella di gran parte del mondo: uno strano segnale emesso da tutti i dispositivi elettronici trasforma ogni maggiordomo androide in una macchina di morte, infrangendo le norme secondo cui sono stati creati. Da quel momento, l’unico pensiero dei protagonisti sarà il bambino e la sua salvezza, raggiungendo il porto di Boston per riuscire a imbarcarsi su una delle navi che portano le famiglie con bambini di età inferiore a un anno nei paesi comunisti che, come la Cina o la Corea, hanno rifiutato di adottare lo sfruttamento di queste creature — o non ne hanno avuto accesso. Tuttavia, questo per i protagonisti significa rischiare le proprie vite e portare allo sgretolamento la loro nascente famiglia

Setting principale del film – nonché escamotage per mantenere la produzione low budget -, il bosco diventa metafora del pericolo costante da cui sono angosciati i protagonisti e in cui deve partorire Georgia, secondo una narrazione retorica che innerva il film dei tropi del romanzo di formazione e vede la protagonista disposta a superare qualsiasi avversità per salvare la vita del figlio. La rivoluzione degli androidi rappresenterebbe proprio il sacrificio, il dolore e l’ansia a cui sono sottoposte le donne prima di diventare madri, veicolando una rappresentazione marcatamente cristologica e conservatrice del parto che ricorda film come I Am Mother – sempre disponibile su Netflix – o The Road John Hillcoat.

La seconda parte del film è permeata dagli stilemi del genere fantascientifico a tinte horror, omaggiando film come Terminator. Ma Mother/Android vuole essere più di un dramma familiare, di una love story, di un film Sci-fi, come dimostra il finale tragico in cui Tomlin si abbandona al sentimentalismo autobiografico e, sullo sfondo di questo collasso sociale, avanza una riflessione sulla natura umana: affezionarsi alle persone vale il rischio di farsi male?

Laura Ferrari