Continua l’appuntamento mensile con PRISMA e la sua selezione di corti internazionali! Avete presente quei film indipendenti che provengono dagli angoli più remoti del mondo e sembrano introvabili, ma volete assolutamente vedere? Ecco, ci pensa il Rome Prisma Film Awards a portarli direttamente a casa vostra, ogni terzo mercoledì del mese sul suo canale Twitch.

Prima di tutto, save the date: domani, mercoledì 19 maggio, alle ore 21.00, sul canale Twitch del festival! Potrete vedere i migliori film del mese presentati e selezionati dal direttore artistico Marcello Di Trocchio, ciascuno accompagnato da un video messaggio in cui il regista risponde a delle domande inviate dalla redazione – per poi finire tutti sulla IGTV del Festival.

Wild Will, Alan King, Australia, 2019, 12′

Will è stato ritrovato mentre vagava per strada e portato al distretto di polizia del quartiere per accertamenti, ma nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo poco dopo. Chiaro tributo al maestro Alfred Hitchock, il corto è dominato dal suono, più che dall’immagine, ed è la mente dello spettatore a dover riempire i vuoti e la suspense. Alan King ha scritto, diretto, prodotto e interpretato questo horror decisamente peculiare, realizzato nella solitudine della sua casa ben molto tempo prime che la situazione causata dal Covid-19 rendessero questa pratica un vero e proprio trend.

Marbles, Sagtens Film Collective, Norvegia, 13’

Tutte le persone hanno un proprio ritmo, un proprio suono, una propria vibrazione, e non sempre è facile sincronizzarli con quello delle persone che ci circondano. È questo il caso di quattro amiche che si incontrano per passare una serata insieme, ma che si ritrovano intrappolate in un crescendo drammatico. Questo corto è una perla rara: di genere musical e per di più sperimentale, che gioca con tutti i cliché delle produzioni del Nord Europa. Marbles è la vera chicca nella programmazione di PRISMA di questo mese, assolutamente da non perdere.

The Speech, Haohao Yan, Cina, 2019, 25’

È il 2003 e la Cina sta attraversando la crisi sanitaria della SARS. La città di Beijing è in lockdown e alcuni bambini di una scuola privata sono stati costretti a rimanere in lockdown all’interno della struttura scolastica. Nei 25 minuti di film si intrecciano le storie di tre di queste giovani studentesse, ognuna alle prese con una delle grandi sfide della propria età: rapportarsi con una famiglia distaccata sia fisicamente sia a livello affettivo, l’incapacità di confrontarsi con i propri coetanei e le grandi aspettative del mondo degli adulti. La diretta associazione con la pandemia e il lockdown che gravano sulle nostre vite da oltre un anno conferisce a The Speech (2019) un effetto estremamente straniante sul pubblico, ma l’anno di produzione del film e il girato in formato analogico fortemente e volutamente marcato rimandano chiaramente all’epidemia di SARS di inizio millennio.

Coffin, Mikolaj Janiw, Yuanqing Cai, Nathan Crabot, Houzhi Huang, Mandimby Lebon e Théo Tran Ngoc, Francia, 2020, 5′

La vita si rivela già abbastanza dura quando ti costringe a vivere in un monolocale con altre tre persone, ma diventa addirittura impossibile quando nessuno sembra permetterti di dormire. È questo il dramma che si consuma in Coffin, un film d’animazione realizzato da alcuni studenti della Gobelins, una delle scuole di animazione più rinomate d’oltralpe. Un’idea molto interessante e ben realizzata, un altro punto di forza di questa programmazione PRISMA.

Once Upon A Revolution, Soha Shukayr, Libano, 2020, 16′

Si può fare la rivoluzione senza usare la violenza? E chi fa la rivoluzione, ci crede davvero o sta solo aderendo all’ennesima moda, alla ricerca di foto da postare sui social per ottenere una manciata di like? È con queste domande che si apre e si chiude Once Upon A Revolution, film ambientato durante la rivoluzione libanese del 2019. Le riprese dal vivo si alternano alla narrazione di finzione, creando una storia quasi duale, due universi paralleli che si incontrano e si intersecano ma non sembrano fare parte della stessa realtà. Infatti, se nelle riprese delle proteste la violenza è da subito palese e innegabile, in quelle di fiction questa risulta meno esplicita ma sempre presente, in un crescendo che culmina nelle ultime scene. Un film che inizia con alcune domande e si chiude con evidenti e scomode risposte.

Greta Pelizzari