Sin dall’antichità la Luna è stata motivo di fascinazione per filosofi, scienziati e artisti, diventando simbolo della parte ricettiva e femminile dell’individuo per l’astrologia e una forma di divinità per i culti arcaici. Su questa base si fonderanno i primi viaggi fantastici immaginati dall’uomo, che avranno come protagonista proprio la Luna.

Luciano di Samosata (II secolo a. C.) nell’Icaromenippo racconta come Menippo di Gadara (alla stregua di Icaro) giunge sulla Luna per poi salire al cielo tra gli dei; Dante sfrutta la Luna nella Divina Commedia come metafora dell’ascesa al Paradiso; mentre Ariosto nell’Orlando furioso spedisce Astolfo sulla Luna per recuperare il senno di Orlando. L’affermarsi della scienza moderna e, in particolare, l’invenzione del telescopio, stimolano nuove interpretazioni e fantasie sulle possibilità legate al viaggio sulla Luna: secondo Keplero la si può raggiungere attraverso demoni alati, per Godwin su un carro trainato da oche, Savinien Cyrano de Bergerac ci arriva grazie a una cintura di ampolle di rugiada (che evaporando al Sole sollevano l’uomo in aria) e poi servendosi di un razzo per completare il viaggio.

Furono però i racconti di Jules Verne e H.G. Wells a ispirare Il viaggio nella Luna (1902) di Georges Méliès. Il film racconta di un congresso parigino di astronomi, durante il quale viene deciso di lanciare una navicella a forma di proiettile verso la luna. Ma qualcosa va storto e il razzo si conficca in maniera fantasmagorica nell’occhio del satellite. Una volta scesi dall’astronave, gli scienziati vengono catturati dalla popolazione indigena dei Seleniti e portati al cospetto del re. Dopo varie peripezie, gli astronauti riescono a fuggire facendo cadere l’astronave verso il basso e atterrando nel mare terrestre

L’idea del proiettile-navicella e dell’allunaggio è tratta da Verne; l’habitat dei Seleniti deriva dal racconto di Wells; mentre l’origine di questi extraterrestri risale all’immaginario dell’antica Grecia (la Luna era impersonata dalla dea Selene). Ma saranno Keplero e Cyrano de Bergerac ad attribuire ai suoi abitanti le sembianze zoomorfe dei Seleniti, forme di vita aliena che entrano ben presto nell’immaginario popolare. Si tratta di un’immagine ben diversa da quella stereotipata degli extraterrestri come omini verdi intelligenti e antagonisti dell’uomo, diffusa nella cultura di massa grazie al romanzo La guerra dei mondi (1898) di Wells, nel quale compaiono macchine marziane che intraprendono la prima guerra interplanetaria contro l’uomo. Contrariamente ai racconti ispirati all’ufologia e alla corsa allo spazio, nella pellicola di Méliès l’alieno che precipita sulla Terra non viene imprigionato o vivisezionato ma accettato, e si unisce alle celebrazioni degli umani, trasmettendo un messaggio di integrazione e accettazione del “diverso”.

A sette anni dall’invenzione del cinematografo, Méliès, prestigiatore presso il Teatro Robert-Houdin di Parigi, definisce gli standard del cinema delle attrazioni, sottolineandone il valore illusionistico e sfruttando il montaggio alternato. Le danze, i gesti teatrali e i costumi dei suoi film sono figli del movimento Art Noveau, che privilegia il decorativismo e l’estetica a dispetto del contenuto. L’uso dell’ornamento è evidente nelle scenografie della Luna, resa un luogo onirico e delle meraviglie, a tratti esotico, che verrà colorato solo successivamente per accentuarne i caratteri fantastici in contrapposizione con il grigio pianeta Terra, luogo che, seppur giocondo, subisce le conseguenze della seconda rivoluzione industriale.

Ritenuto oggi un caposaldo della storia del cinema, Il viaggio nella Luna fu persino il primo film a subire la distribuzione pirata, da parte di nientepopodimeno che Thomas Edison, il quale lo fece circolare illegalmente negli Stati Uniti. Forse è anche grazie a questo gesto illecito che il film deve la sua fama a livello mondiale.

Il viaggio nella Luna si imporrà nell’immaginario collettivo come avventura comico-fantastica, fonte di ispirazione opere come La fabbrica di cioccolato (1964), Hugo Cabret di Martin Scorsese (2011) e il video di Tonight Tonight degli Smashing Pumpkins.

Daniela Addea