Voto

6

Amore, lavoro e altri miti da sfatare è un album pop, orecchiabile e radiofonico; caratteristiche che non sarebbero in sé motivo di discussione, se solo non si trattasse de Lo Stato Sociale.

La sprezzante onestà che fin dalle origini ha contraddistinto la band viene paradossalmente messa al centro del disco e allo stesso tempo elusa dallo stesso. Se nei testi vivono la ricerca di autenticità e la voglia di reagire agli schemi e agli stereotipi, difendendo “i libri, i concerti, le lotte di strada, l’amore, i luoghi in cui davvero sei solo, in cui davvero sei con qualcuno” (Sessanta milioni di partiti), nei ritornelli appiccicosi di Amarsi male e Buona sfortuna la sincerità senza filtri si sgretola sotto l’abbagliante fascino delle luci della ribalta. Questa contraddizione prende vita nel pezzo più rappresentativo dello stile del collettivo, Mai stati meglio: “Non mi sento molto bene quando mi dicono: devi passare in radio, due strofe corte, tre ritornelli, meno parole, meno idee, meno tutto”.

Riccardo Colombo