Nel 1996 un capolavoro di sintesi fra suono e immagine irrompe sulla scena cinematografica: Trainspotting di Danny Boyle. La colonna sonora, divenuta un fenomeno della cultura popolare degli anni ‘90, è un inno all’abbandono edonistico: una serie di allucinazioni musicali che segue ogni gesto di un gruppo di giovani offuscati dall’eroina che si aggirano fra le strade della periferia di Edimburgo. La colonna sonora del film ripesca brani classici, come Perfect Day di Lou Reed, mischiandoli al britpop di gruppi quali Pulp, Blur e Sleeper e alla techno-dance che spopolava nei club in quegli anni.

Si è detto che Trainspotting abbia fatto risorgere Iggy Pop, e la sequenza d’apertura non sarebbe certo la stessa senza Lust for Life. I passi della corsa frenetica di Renton (Ewan McGregor), Sick Boy (Jonny Lee Miller) e Spud (Ewen Bremner) si mischiano alla batteria di fondo, mentre il monologo “Scegli la vita” dà il via a un attacco frontale contro il conformismo consumista. La musica segue i protagonisti in una soffitta, luogo in cui, dopo aver rinnegato ogni cosa, l’eroina è l’unica loro vera scelta, in sintonia con l’assenza di limiti cantata dall’amico di Bowie.

Ogni brano costruisce una visione e, accordandosi con le inquadrature, evoca sempre qualcosa di più grande. Quando Renton si cala nel gabinetto di quello che definisce il peggior bagno di Scozia per recuperare delle pasticche, finisce per nuotare in un’immensità azzurra, mentre Deep Blue Day di Brian Eno si combina con morbidezza ai riflessi dell’acqua, illuminando il volto estasiato del ragazzo oscurato da quel tocco di malinconia che mostra a cosa può davvero spingere la dipendenza.

La colonna sonora asseconda con precisione tutte le sensazioni dei personaggi. La tensione di Temptation degli Heaven 17 sale insieme al desiderio di Renton, che si aggira inquieto fra le luci soffuse di un locale finché non vede lei, Diane (Kelly Macdonald), ed è qui che, mentre il ragazzo resta a fissarla folgorato, parte Atomic nella versione degli Sleeper.

Ma è forse Born Slippy .NUXX degli Underworld a far parlare nel modo più diretto le immagini. Il ritmo incalzante della base esprime il bisogno impellente di Renton di andare via, l’impulsività di una decisione presa di notte, il suo cuore che batte più che mai per paura di essere scoperto, ma soprattutto la sospensione, il senso di qualcosa di non detto, dell’ignoto, dell’avviarsi verso una nuova vita che potrebbe non renderlo mai veramente felice.

Clara Sutton