Voto

8

La vendetta di un uomo tranquillo è un film caratterizzato da un impasto innovativo di temi e stilemi provenienti da diversi generi, tra i quali spiccano il noir, il thriller e il western. In un crescendo di intrighi e delitti, il sistema dei personaggi viene continuamente messo in dubbio attraverso il rimescolamento delle relazioni che ruotano attorno allo spunto principale, unico vero punto fisso del film: il bruciante desiderio di vendetta di Josè (Antonio de la Torre), l’”uomo tranquillo” che otto anni dopo aver subito una terribile perdita si mette sulle tracce di una banda di criminali.

La tavolozza cromatica della pellicola è fortemente segnata dai colori della campagna madrilena, un paesaggio arso e desolato che allo stesso tempo evoca tinte noir e western. La sceneggiatura viene animata da una regia accattivante, che si muove fluidamente tra primi e primissimi piani alla Sergio Leone e sequenze con macchina a mano. Propulsore del ritmo incalzante della pellicola è lo straordinario piano sequenza iniziale, capace di lanciare lo spettatore all’interno di una storia che lascia senza fiato.

Ben riuscita è la figura del protagonista, pronto a tutto per saldare il proprio debito di sangue, che ricorda allo stesso tempo l’inquietante Anton Chigurh (Javier Bardem) di Non è un paese per vecchi e il leggendario biondo (Clint Eastwood) de Il buono, il brutto e il cattivo. L’ensemble dei personaggi viene inoltre esaltato dalle grandi prove attoriali di Ruth Dìaz (Ana) e Luis Callejo (Curro); ciliegine sulla torta di un lungometraggio che in patria si è aggiudicato ben quattro premi Goya.

Ambrogio Arienti