Il documentario di Frank Pavich narra la genesi e la mancata realizzazione del più ambizioso film di fantascienza mai concepito, Dune di Alejandro Jodorowsky (El Topo, La Montagna Sacra), rivelandone non solo l’impegno e la visione creativa monumentale, ma anche il valore umano e spirituale di questo progetto che rende la storia di Dune di Jodorowsky una rara epopea cinematografica. Pavice descrive minuziosamente il lavoro e l’attenta ricerca del maestro cileno, soffermandosi sull’ispirazione quasi sacra, profetica dell’autore, che si è sentito investito di una vera e propria missione. L’obiettivo di Jodorowsky, da tutti chiamato Jodo, era quello di tradurre in immagini la dimensione epica dell’opera omonima di Frank Herbert, attraverso un film irriducibilmente libero e innovativo, che avrebbe condotto il pubblico oltre i limiti dell’ego e della mente, risvegliandone la sensibilità più autentica e la coscienza più recondita. Questa idea si concretizza in oltre 30 mila pagine di storyboard, sapientemente illustrate dal fumettista francese Jean “Moebius” Giraud, che disegnò ogni singola scena del film, così come Jodo lo immaginava.

A lui, si aggiunse una schiera di collaboratori illustri, sapientemente scelti da Jodo per creare una sorta di Olimpo artistico di “guerrieri spirituali” – come li chiamava il regista cileno -, persone ispirate e visionarie, uniche nelle rispettive pratiche, veri e propri adepti che diventassero parte stessa del progetto: dal pittore svizzero H.R. Giger al tecnico e sceneggiatore Dan O’Bannon, dall’illustratore Chris Foss – che darà successivamente vita ad Aliena Orson Welles e Salvador Dalì, da Mick Jagger a David Carradine, dai Pink Floyd ai Magma. Il documentario ricostruisce così quella rete di coincidenze e incontri fortuiti, piani e progettualità che sembrano essere predestinati ad allinearsi, quelli con personaggi quali Orson Welles, Salvador Dalì e Mick Jagger, da Jodo voluti nel cast insieme all’attore David Carradine, sulle note della musica dei Pink Floyd e dei Magma.

Nel documentario Pavich si sofferma a mostrare Jodorowsky come un profeta, che risponde a una chiamata artistica così profonda e spirituale da non poter essere compresa dagli aridi produttori hollywoodiani dell’epoca. Noto nel panorama cinematografico per le sue opere esoteriche fortemente controverse – come El Topo e La Montagna Sacra -, Jodo ha sempre operato al di fuori delle leggi di mercato dell’industria, distinguendosi per il suo cinema definito “psicomagico”, dalla valenza terapeutica. Il documentario lancia così una sottile quanto fondata critica a Hollywood, verbalizzandola attraverso le testimonianze di registi quali Richard Stanley (Hardware) e Nicolas Winding Refn (Drive) e critici come Devin Faraci, che si scagliano contro un’industria orientata esclusivamente al profitto, incapace di intendere il cinema come una vera forma d’arte e del tutto spiazzata dal genio eclettico di Jodorowsky.

Scontratosi contro la logica del profitto, Jodorowsky ha visto naufragare il suo sogno, accettando la sconfitta con la sua irriducibile spiritualità. Il documentario eleva Jodo a profeta del genere fantascientifico, mostrando le fortissime influenze che la sua opera ha esercitato su film a venire che hanno segnato la storia del cinema: da Star Wars a Alien, da Terminator a I Predatori dell’Arca Perduta, da Prometheus a Contact; molti gli elementi presi in prestito dal suo Dune, frutto delle intuizioni e delle ricerche di Jodo e del suo team di guerrieri spirituali. La forza del documentario risiede proprio nel raccontare il processo creativo del regista cileno come un vero e proprio viaggio interiore, destinato a plasmare la fantascienza e finalmente legittimare questo genere fino ad allora estremamente sacrificato e sottovalutato. Jodorowsky’s Dune è la storia di un destino ineluttabile che, ostacolato dalla ristrettezza del mercato, ha trovato il modo di riemergere nella coscienza collettiva, plasmando il cinema a venire. 

Anna Chiari