Voto

8

Annunci, smentite, indecisioni e procrastinazioni: sono questi gli elementi che contraddistinguono la produzione del terzo album in studio del giovane ventisettenne di Londra, ormai icona e influencer del panorama artistico internazionale. Inizialmente, infatti, Blake aveva pensato di intitolare questo suo ultimo lavoro Radio Silence, nome successivamente utilizzato solo per la titletrack, ma le indecisioni non sono finite: nonostante la pubblicazione fosse prevista per il 2015, il produttore britannico ha deciso di spiazzare tutti e di rendere disponibile l’intero disco dalla mezzanotte del 6 maggio.

L’artwork della copertina è stato interamente disegnato da Sir Quentin Blake, noto illustratore britannico di libri per bambini, ed è proprio dalla copertina che emerge il concetto più intimo dell’album: è il colore a essere esaltato, non la mera e ridondante malinconia dei suoi precedenti lavori. The Colour In Anything è un disco altalenante: da una parte ballate intimiste, minimali e soul (Love Me In Whatever Way o Radio Silence ad esempio), dall’altra elettronica (Put That Away And Talk To Me) saltuariamente intervallata da un synth-pop ritmato (I Hope My Life) che ricorda vagamente quello degli Eurythmics negli anni ‘80. Interessanti sono anche le collaborazioni: nonostante non compaia in alcun brano, Frank Ocean è riuscito a imprimere in Blake un perfezionismo artistico che ha decisamente modificato la sua percezione della fase compositiva; mentre l’apporto di Justin Vernon dei Bon Iver per I Need A Forest Fire emerge in maniera lapalissiana fin dal primo falsetto.

The Colour In Anything è un disco sintetico, emozionale e a tratti ossessivo, nel quale Blake si reinventa proponendo brani dalle tinte variopinte per liberarsi in tutti i modi dal grigio mondo della malinconia, ma non si può dire che ci sia riuscito al 100%: il colore c’è, eppure rimane ancora sporadico e un po’ nascosto.

Sabino Forte