Voto

6.5

Giulio Verme. Un bambino nato nella famiglia sbagliata, nel paese sbagliato, nel secolo sbagliato; ma, più probabilmente, un bambino nato e cresciuto così proprio per effetto della famiglia, del Paese, del Secolo in cui si ritrova a vivere. Giulio nasce nella famiglia Verme, in cui vigono il degrado morale, la volgarità, l’ignoranza e l’incuranza verso ogni forma di impegno civile e ambientale. I genitori, larve umane, trascorrono le loro giornate sul divano ipnotizzati dal televisore, totalmente disinteressati a smuoversi dal loro putrido torpore. D’altronde, come dice il padre a Giulio con una punta d’orgoglio nella voce, i membri della famiglia Verme non hanno mai cambiato nulla.
Ma Giulio vuole cambiare qualcosa, o meglio, vuole cambiare tutto. Spinto dall’odio innato e sempre più profondo verso tutto il lerciume che ha contaminato la società Italiana, Giulio diventa un ambientalista e vegano accanito, contrario all’utilizzo di qualsiasi apparecchio tecnologico, desideroso di salvare il mondo. I suoi sforzi sono però vani e sterili: la gente è sorda al suono della sua voce.
Ma un giorno, ecco il punto di svolta: una pasticca, offertagli dal suo amico d’infanzia Alfonso. Giulio, solo dopo averla ingerita, scopre la strabiliante proprietà di tale pillola: abbassare le facoltà cerebrali e intellettive dal 20% al 2%!

Questa è solo la cornice introduttiva di una storia che da qui spiccherà il volo, con colpi di scena e un finale inafferrabile fino alla fine.

mc

Italiano Medio, esordio cinematografico di Marcello Macchia – in arte Maccio Capatonda – regista e attore protagonista del film, segna un importante traguardo nella carriera di questo audace e talentuoso comico insieme a tutto il suo inseparabile gruppo: ne ha fatta di strada dalle prime serie di ‘sketch’ in onda su Mai dire… in collaborazione con la Gialappa’s Band.

Marcello Macchia si lancia qui nell’impresa assai ardua e rischiosa di tratteggiare la società Italiana in tutte le sue contraddizioni e bruttezze, nelle sue deformità e paradossi. Una strada fin troppo setacciata, un tema fin troppo noto. Cosa mai si potrebbe dire, fare, inventare che non dia l’impressione di un già sentito o di già visto? Senza dimenticare il pericolo, sempre in agguato, di eccedere in una volgarità inutile e fastidiosa, che spegne ogni vena comica e umoristica, affievolendo la risata spontanea e spesso indisponendo un pubblico in cerca di qualcosa di più.
Ebbene, Italiano Medio riesce a superare con agilità tutti questi possibili ostacoli. Una comicità spontanea, immediata, mai fine a se stessa, che stimola una risata sonora in tutta la sala dall’inizio alla fine del film. Un’effervescenza nata dal vincente connubio di film comico e satira. Lo spettatore è catapultato in un enorme frullatore in cui tutto ciò che lo circonda, reale o virtuale, è mescolato, rielaborato, deformato e reinterpretato. Mostra una società alla rovescia, una carnevalizzazione di tutti i comportamenti e costumi dell’Italia di oggi. Eppure, più le scene si susseguono e i minuti passano, più lo spettatore inizia a ritrovare nel film frammenti della sua stessa realtà: il suo vicino di casa, una situazione in cui si è trovato qualche giorno precedente, il realityshow visto la sera precedente rappresentato nel film da Mastervip, primario interesse e pensiero degliItaliani Medi.

Tante sono le strizzate d’occhio lanciate ad altri film: primo fra tutti Limitless, ma anche Fight Club, di cui si riprende esplicitamente una scena, e non poteva mancare l’allusione alla saga più nota degli ultimi anni Hunger Games.

Maccio Capatonda riesce così a far ridere lo spettatore fino alle lacrime e a fargli bere una medicina amara, la verità, in una veste caricaturale e grottesca, certo, ma pur sempre la verità, che pian piano viene ingerita e lascia un sapore sgradevole in bocca. E se è vero, come dice Giulio Verme, che “bisogna mettere le mani nella merda per trovare l’oro” (si perdoni il francesismo), Maccio fa proprio questo: scandaglia la realtà di tutti noi, grattando via la sua finta patina dorata, per illustrare una galleria di mostri, un bestiario, in cui nessuno sembra salvarsi.
Un film per ridere, e per pensare.

Isabella Di Ianni