1. La premessa

“Il fantasma di Irma Vep ha ossessionato il cinema da allora” sono le parole pronunciate da Zoe (Jeanne Balibar) nel momento in cui Mira (Alicia Vikander) indossa per la prima volta il costume BDSM di Irma Vep, protagonista dell’omonima miniserie targata HBO e girata da Olivier Assayas. Trasposizione seriale del film del 1996 del regista francese, Irma Vep – La vita imita l’arte segue la lavorazione del remake del celebre serial muto Les Vampires, diretto da Louis Feuillade nel 1915. Non a caso, quell’opera fu proprio una delle prime in assoluto a sperimentare con la narrazione cinematografica a episodi.

2. La messa in scena

Nella serie, il remake di Les Vampires non rappresenta solo il travaglio di una troupe nel provare a riattualizzare un controverso film a episodi, ma anche e soprattutto il tentativo di ricreare l’immagine della protagonista, considerata la prima eroina della storia del cinema. Irma Vep è interpretata da Mira, grande star hollywoodiana assoldata da poco reduce da una delusione amorosa e desiderosa di emanciparsi dalle dinamiche tossiche di quell’industria cinematografica che l’ha formata professionalmente. Alla guida del progetto c’è René Vidal (interpretato da Vincent Macaigne), regista instabile che cerca con questo progetto una catarsi dai fantasmi del proprio passato.

3. I fantasmi del passato

Irma Vep – La vita imita l’arte pone al centro del discorso lo stato fantasmatico e la forza infestante delle immagini cinematografiche. I personaggi sul set, infatti, si ritrovano accomunati dal tentativo di affrontare gli spettri della propria vita attraverso un processo di ricostruzione di un’immagine (non a caso, sono alle prese con un remake) che si fonda sulla presenza (assente) di una messa in scena passata. Da questa premessa si comprende il valore catartico, e duale, che Irma Vep assume per René Vidal e Mira, regista e attrice. Nel caso del primo (nei panni di alter ego di Olivier Assayas), assistiamo al tentativo risolvere le nevrosi e i traumi di un matrimonio finito male, nel caso della seconda, il fantasma di Irma Vep, oltre a farle ritrovare la verve attoriale, arriva a donarle la capacità di trascendere i limiti umani. Mira impersonifica Irma Vep, diventa lei, trasformandosi in una voyeur sovrannaturale che nella notte oltrepassa le pareti e può osservare i segreti di chi ha amato e desiderato. 

4. Le immagini

Le immagini partecipano alle vicende narrate non solo nella loro presenza fantasmatica, ma anche nella loro dimensione formale. Negli gli otto episodi della serie vediamo infatti immagini di ogni tipo, trasmesse su tutti i dispositivi possibili. Ci sono le immagini dell’originale Les Vampires, che dialogano con le immagini ricostruite dello stesso film, che a loro volta interagiscono con il diegetico con cui interagisce il pubblico. Assayas non teme di esplorare le molteplici modalità di fruizione dei prodotti audiovisivi, facendo passare immagini di tempi ormai remoti attraverso gli schermi degli smartphone, consapevole che il web è assurto ad archivio permanente che modella la nostra esperienza degli oggetti culturali. Il quotidiano è invaso da immagini il cui contenitore cambia costantemente: a restare immutate sono la loro essenza e la loro resistenza al tempo, per ciò che dicono di noi e per le ossessioni che fanno emergere.

5. L’industria

“Le serie non sono dei film lunghi, sono dei contenuti”, ci ricorda Zoe, e i contenuti esistono nella loro funzione commerciale. La serie palesa infatti fin dall’inizio la dimensione del business di cui il remake di Les Vampires, portando all’estremo le divergenze tra la troupe che ha ideato il progetto e chi rende il progetto possibile, ovvero gli investitori. Se interessi delle due parti non sono gli stessi, la strada da percorrere per raggiungerli è invece la medesima: ricostruire l’immagine di Irma Vep. Assayas avanza così una visione critica su un’industria capitalizzata in cui esistono molti intermediari che (oggi più che mai) regolano la natura di quello che le immagini sono e diventano: un prodotto. Un prodotto che racchiude le nostre pulsioni e i nostri desideri, esattamente come il cinema ha sempre fatto.

Pietro Leonardi