Efficacissimi nella creazione di immagini potenti e delicate, certosini nella ricerca di sonorità specifiche e audaci, gli Iside stanno facendo parlare di sé ovunque. Il quartetto di Bergamo (Dario Pasqualini, Daniele Capoferri, Dario Riboli e Giorgio Pesenti), strizzando l’occhio al nuovo pop internazionale (BROCKHAMPTON, Toro y Moi, Kevin Abstract), ha saputo infatti ritagliarsi un posto di rilievo nel panorama emergente italiano, fino a essere selezionato da Spotify Italia nella playlist RADAR. Dopo un 2020 che li ha lanciati con l’EP Indico, tra singoli e collaborazioni, ecco Pastiglia v7, prima canzone uscita per Sony e assaggio di quello che sarà il loro primo disco full-length di prossima uscita. Carico di energia nell’arrangiamento, in contrasto con la delicatezza del testo, il brano è un preludio elettrizzante a quello che verrà. Abbiamo chiesto agli Iside di raccontarci la loro identità, le loro passioni dentro e fuori dallo studio e del valore della sincerità nella loro scrittura.

È appena uscito Pastiglia v7. Come vi sentite ora, guardando indietro al vostro percorso?
Dario Pasqualini: Il brano suona esattamente come desideravamo, vicino ai nostri punti di riferimento internazionali, ed è il risultato del lavoro che abbiamo fatto in tutti questi anni di musica insieme. La nuova avventura con Sony è una figata, sia perché un team del genere ti spinge a lavorare sempre meglio, sia perché rappresenta il riconoscimento del tempo e delle energie che abbiamo investito nel progetto.
Daniele Capoferri: Ripensando ai vecchi progetti prima di Iside, quando le sonorità erano ben diverse e le canzoni in inglese, mai avremmo pensato di fare questo tipo di musica, soprattutto in italiano.
Dario Pasqualini: Non guardavamo all’italiano neanche per i nostri ascolti, ma da qualche anno le proposte musicali nazionali hanno fatto un salto di qualità. Per me il punto di svolta è stato proprio appassionarmi a canzoni in italiano, ad artisti come Generic Animal.

L’aggiunta di “v7” (settima versione) al titolo lascia intuire un intenso lavoro sull’arrangiamento di questo singolo. Raccontateci come nasce un vostro brano in studio.
Dario Riboli: A noi piace molto produrre insieme: ci troviamo in studio e iniziamo a cercare suoni e arrangiamenti, magari a partire da semplici idee chitarra e voce. Il processo si espande fino al punto di trovarci con tante versioni della stessa canzone, e allora è il momento di trovare quella definitiva. A volte anche il consiglio di persone esterne aiuta molto.
Daniele Capoferri: Spesso è difficile essere oggettivi dopo aver lavorato a lungo su un brano, e una nuova idea sembra suonare meglio di una vecchia solo perché fresca. Partendo da Pastiglia v7 siamo riusciti a dare forma a una gamma di suoni specifica e coerente. Trovare la nostra identità sonora era davvero importante per noi, soprattutto per dare costanza e maturità al progetto. È bello prendere come riferimento i propri stessi pezzi, come ci è capitato con le nuove canzoni, perché significa che la direzione è quella giusta.
Dario Pasqualini: Questa canzone è stata una delle prime tracce di questa fase, perciò le idee che si intravedono in Pastiglia sono state portate all’ennesima potenza nelle altre canzoni.

Si accennava alla delicatezza, sia del testo che del videoclip Pastiglia v7. Qual è il messaggio che volete comunicare e in che modo riuscite a trasmetterlo attraverso i brani?
Dario Pasqualini: Personalmente non credo sia sensato ostinarsi a parlare dei massimi sistemi. Mi permetto di parlare di ciò di cui faccio esperienza: i rapporti umani, le circostanze quotidiane e le cose piccole. La sincerità delle canzoni e dell’estetica risiede proprio nel voler parlare di ciò che si conosce. Avendo studiato arte, mi sento molto legato alle dimensioni visiva e sensoriale: non mi piacciono le cose vaghe, ma quelle che puoi toccare, che nei testi diventano le immagini. La delicatezza è un altro aspetto rilevante del nostro progetto. I testi della musica trap mi lasciano perplesso e non sento che mi possano rappresentare; per questo ci piacerebbe riuscire a dare un’altra interpretazione di quei suoni, parlando di gratitudine e di amore verso gli altri, piuttosto che di minacce o denigrazioni sempre pesantissime.

I vostri brani suonano coraggiosi e vicini a uno specifico tipo di pop contemporaneo, meno muscolare e più raffinato nei suoni e nei messaggi. Quale elemento, secondo voi, lo rende così efficace sull’ascoltatore?
Dario Riboli: In questi ultimi anni è emersa una maggiore umanità, tanto nei testi quanto nell’estetica, che crea davvero un legame con l’ascoltatore, rispetto al pop più costruito. Anche le immagini, nell’evitare i massimi sistemi o la grande massa, riescono ad essere più efficaci e personali. Per questi artisti conta di più arrivare intimamente a chi li ascolta e in questa intenzione rivediamo molto la nostra. Da adolescente ricordo di essermi innamorato di molte immagini usate dai Verdena, proprio per la loro particolarità e precisione.
Daniele Capoferri: Dal particolare poi ognuno ricostruisce l’immagine complessiva secondo la propria rielaborazione, è quello il bello. Anche dal punto di vista sonoro, credo che questo tipo di pop sia più spontaneo e meno creato a tavolino, per il mercato: spesso si tratta di musica scritta e prodotta in una cameretta.

Avete collaborato con altri artisti della scena pop indipendente italiana: avete pubblicato Maremoto insieme a See Maw e Delta con Meli. Quanto vi ha arricchito scrivere e produrre insieme a più mani?
Daniele Capoferri: Scrivere con qualcun altro ti dà molto, ed è un approccio che adottiamo già nella nostra dimensione di band. L’arricchimento dipende anche dal tipo di persone con cui collabori: abbiamo lavorato a quei due featuring con due persone molto diverse e con entrambi è stato molto fruttuoso. Ultimamente ci siamo trovati a fare musica con Sethu e anche con lui sono nate direzioni inaspettate proprio perché veniamo da mondi diversi.
Dario Riboli: L’aspetto più bello delle collaborazioni è che i progetti si mescolano naturalmente. Solo quando emerge l’identità di entrambi gli artisti il feat. è valido, senza che nessuno prenda il sopravvento sull’altro.
Daniele Capoferri: Con la pandemia, ci siamo confrontati con le collaborazioni a distanza ed è davvero difficile intendersi senza essere nella stessa stanza. È come se le due dimensioni convivessero, ma in modo un po’ artificioso. Ciò che fa davvero la differenza è far nascere un pezzo insieme, in presenza. Quando c’è sintonia tra le persone è davvero il massimo: con See Maw il pezzo è uscito quasi completo dopo un’unica sessione!

Provenite da Bergamo, città storicamente florida per la musica e dalla cultura vivissima: come credete che abbia influito sul vostro progetto?
Dario Riboli: Bergamo è un contesto molto piccolo, soprattutto per noi che vivevamo in provincia. Abbiamo iniziato a suonare insieme ed eravamo quasi gli unici a farlo nel nostro paese. Crescendo e conoscendo la scena musicale della città, abbiamo iniziato a suonare dal vivo e a confrontarci con altre persone con la stessa nostra passione, e questo ci ha permesso di arricchirci.
Daniele Capoferri: I locali bergamaschi ci hanno aiutato molto a crescere: la maggior parte non si fa problemi a far suonare band emergenti, anche con poca esperienza. La presenza di una scena piccola è vitale per i giovani progetti e non sempre si ha questa fortuna.
Dario Pasqualini: Il fatto di vivere in un centro piccolo, dove non hai un riferimento musicale preciso, evita anche l’omologazione e spinge piuttosto a trovare la propria strada. A Bergamo la cultura musicale è molto giovane, meno radicata nel passato, e per questo tutta da costruire. Sarebbe epocale la nascita di una wave surrealista bergamasca post-Verdena!

E cosa fate quando non siete in studio a scrivere e a produrre?
Dario Pasqualini: Siamo molto appassionati di calcio, soprattutto io e Dario; giocavamo anche, ovviamente lui a livelli ben più decorosi dei miei. Non siamo atalantini, ma vedere la squadra della tua città giocare contro il Real Madrid scalda il cuore! Amo i vestiti, l’arte e il cinema, come Daniele. Dario poi ama gli animali e lo sport, è solo Giorgio che pensa solo alla musica!

Siete nel pieno di un periodo ricco di novità. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Dario Pasqualini: La prima novità è che uscirà il disco prima dell’estate e siamo contentissimi! A livello di concerti dal vivo, speriamo che insieme a Radar Concerti si possa organizzare qualcosa. Visto che ad oggi è difficile pensare a un tour, speriamo di riuscire a fare qualche data dal vivo senza troppi compromessi. Incrociamo le dita!

Riccardo Colombo