Zachary Spicer è un attore e produttore statunitense che abbiamo già visto sul piccolo schermo nelle serie tv Master of None e Gotham. Il 31 marzo l’abbiamo incontrato al MIFF (Milano International Film Festival), dove The Good Catholic, film vincitore come Miglior sceneggiatura, l’ha visto protagonista nei panni di Padre Daniel, un prete innamorato.

Com’è stato interpretare il ruolo di Padre Daniel?
È stato incredibile perché il film si basa sulla vera storia del padre del regista. Ho persino parlato con sua madre per ottenere più informazioni possibili sulla vicenda, capire quale fosse la sua mentalità e come si atteggiava di fronte ai problemi. Durante le riprese ho cercato di esternare me stesso e trovare il sacerdote che c’è in me, è stato affascinante ma allo stesso tempo strano: la vita che un sacerdote conduce è molto difficile, richiede di essere molto ricettivo, di saper ascoltare. È stata un’esperienza edificante.

Che rapporto hai con la religione?
Alla domenica, da quando avevo sei o sette anni fino a che non sono andato al liceo, mi sedevo sul divano insieme a mia madre e ogni volta imparavo con lei qualcosa da diverse religioni. Al college ho studiato diversi testi di teologia. Mi ritengo una persona molto spirituale, non mi ritrovo in una religione in particolare, ma sicuramente credo che ci sia qualcosa al di là della vita terrena.

Credi che sia giusto sfidare le proprie credenze per amore? E che cosa pensi dei sacerdoti che si innamorano?
Penso che l’amore sia la cosa per cui bisogna sfidare qualsiasi cosa. Quando l’amore sfida il tuo lavoro, la tua famiglia, l’amicizia, o qualsiasi cosa in cui credi, se si tratta di vero amore, penso sia giusto sfidare ciò che si frappone tra due persone; perché l’amore è la cosa più pura che abbiamo. Questa pellicola si basa su una storia vera, di un uomo che si innamora. Anche loro, i sacerdoti, sono delle persone, e dovrebbe essergli concesso di provare emozioni. Si tratta di un argomento interessante di cui parlare, ci sarebbe molto da dire. Penso inoltre che la possibilità di sposarsi dovrebbe sussistere anche per i sacerdoti.

Credi che ci sia una gerarchia eccessivamente rigida all’interno della Chiesa?
Conosco tante donne che sono molto più spirituali e religiose di uomini che si professano credenti. Eppure la Chiesa permette solo agli uomini di diventare sacerdoti. Credo che sia una questione ormai superata: ci sono molte donne là fuori che sono devote al Signore e meritano un’opportunità. Le regole non cambiano da molto tempo, dovremmo essere aperti a nuove possibilità.

Quale messaggio trasmette The Good Catholic?
Il film ci insegna due cose. La prima è la compassione, che cos’è e cosa significa connettersi con le altre persone. Nulla a che vedere con le piattaforme social: non si parla di Facebook, dei like ai post e dei tweet. La pellicola invita a vivere i problemi delle altre persone con empatia e a dedicare tempo una frazione della propria vita agli altri. Credo che il mondo abbia bisogno di empatia e di compassione, specialmente in questo periodo storico. La seconda cosa che il film insegna è che l’amore non si può fermare: l’amore è presente in ognuno di noi e quando ti trova non puoi scappare, non puoi voltare la testa e andartene, devi semplicemente affrontarlo e viverlo.

Filippo Fante