Lo scorso 12 aprile stava suonando in Santeria a Milano. In tour con il suo nuovo disco By The Deep, l’artista lombardo Federico Albanese è come un sommozzatore alla ricerca del proprio io, alla scoperta delle proprie passioni. Abbiamo approfittato di questa tappa milanese per farci raccontare qualcosa di più su di lui.

Sonorità classiche, polistrumentismo e una malinconica visione dell’uomo. By The Deep Sea è un viaggio nei meandri dell’animo, alla scoperta di un universo in cui le parole lasciano spazio alla musica: come nasce l’arte di Federico Albanese?
By The Deep Sea è un disco che racconta in parte la mia storia ed esperienza degli ultimi anni. Mi sono accorto di come in fondo la musica sia uno strumento essenziale per me, che mi permette di comunicare certe emozioni e sentimenti profondi, difficili da esprimere a parole. Persino cose che anche a me sono a volte incomprensibili. La musica nasce dall’urgenza di tradurre tutto ciò, processarlo, esorcizzarlo. Una sorta di meditazione, se vuoi, o di auto-analisi.

L’utilizzo di una strumentazione analogica contrapposta alle linee elettroniche dei sintetizzatori rivela i paradossi concettuali tipici del modernismo musicale. Come formulare, dunque, una musicalità che non appaia dissonante? E quali sono gli strumenti a cui non potresti mai rinunciare?
In realtà la dissonanza fa anche lei parte della musica. Certe dissonanze possono rendere un momento o un passaggio estremamente speciali. In generale, ti direi che non c’è uno strumento specifico a cui non posso rinunciare. Adesso c’è il pianoforte, ma magari in futuro sarà qualcos’altro. D’altra parte ogni strumento o suono all’interno di un brano è per me essenziale e di uguale importanza.

Da dove traggono ispirazione le tematiche sonore espresse all’interno di By The Deep Sea?
In parte dalla mia stessa esperienza quotidiana, e in parte da ogni cosa che mi suscita interesse: una poesia, un quadro, un film. A volte è semplicemente un’idea, un pensiero da trasformare in qualcos’altro. L’importante per me è cercare di rappresentare in musica un’emozione, plasmarla in una melodia o progressione sonora.

Vivi in bilico tra due differenti realtà, quella berlinese e quella italiana. Quali sono le differenze tra due culture musicali così distanti tra loro? E qual è la dimensione in cui riesci meglio a esprimere te stesso?
La mia carriera solista è iniziata quando mi sono trasferito a Berlino. Non so se sia una coincidenza o no, ma di fatto tutto è partito in quel momento. Credo che in fondo le ragioni siano varie. Certamente Berlino è una città che artisticamente offre di più rispetto al panorama italiano. È una città aperta a nuovi mondi, in cui l’arte è vista come un mestiere reale e viene rispettata come tale.

By The Deep Sea segue tessiture sonore che hai già ampiamente usato nei tuoi precedenti lavori. Hai già in mente il percorso che la tua musica seguirà in futuro?
La musica per me deve rimanere spontanea e naturale e prescindere da un’eccessiva premeditazione. Ci sono tante cose che vorrei fare, idee e progetto da realizzare… Vedremo che cosa ha in serbo il futuro!

Sabino Forte