Voto

4

Il regista Massimo Natale racconta una storia semplice che tratta tematiche sociali e intrighi amorosi ambientati nell’Italia contemporanea, ma il risultato è un film confuso e inconcludente.

Il primo approccio alla pellicola poteva sembrare positivo: i personaggi principali vengono presentati in modo chiaro e coinciso ma, a lungo andare, si appiattiscono a causa della banale sceneggiatura; le inquadrature non stimolano l’attenzione dello spettatore, mentre alcune scelte registiche (come l’eco durante la lettura del diario) risultano fastidiose e inopportune. La sensazione è che l’intento del regista fosse quello di voler affrontare molteplici tematiche importanti, come l’immigrazione e le differenze culturali, senza però riuscire ad approfondirne nessuna, facendole così passare in secondo piano.

Anche la stessa storia di Andrei (Kamil Kula) è poco sviluppata e confusa: il protagonista agisce spinto da motivazioni poco chiare, i problemi con la sua fidanzata vengono affrontati in una sola sequenza e le scene di sesso risultano eccessive e nonsense, come se fossero state messe lì per coprire dei buchi di trama.

Nonostante presentasse spunti interessanti, quali il dolore della perdita, il rapporto tra coniugi e il tradimento, Il traduttore rimane una pellicola senza pathos e priva di contenuto che non arricchisce lo spettatore.

Filippo Fante