Voto

5.5

Le leggende servono ai comuni mortali per aggrapparsi a un ideale, necessario per sopravvivere. San Francesco è un santo, forse una leggenda, un uomo di Dio di cui la Chiesa si è servita per porre le basi di una nuova cristianità, pur non rimanendo del tutto fedele all’intenzione originale del frate.

Il sogno di Francesco è un film riuscito, ma i problemi sorgono nell’individuare il pubblico verso il quale in realtà si rivolge. Non stupisce, infatti, la scarsità di presenze in sala: dati i ritmi necessariamente lenti della pellicola, è un’impresa difficile tenere alta l’attenzione del pubblico durante questa sorta di lezione teologica ed evitare che cada in un’impaziente blasfemia.

Con una scrittura originale che racconta un Francesco rivoluzionario, in una veste sconosciuta al grande pubblico e che glorifica maggiormente la sua figura, i registi francesi Renaud Fely e Arnaud Louvet pongono all’attenzione dello spettatore i compromessi propinati alla fraternità francescana da parte di una Chiesa rigida e complessa. Non è invece una novità la maturazione artistica di Elio Germano, sempre più capace di vestire ruoli efficaci ed eterogenei. L’introspezione delle inquadrature, che rendono spesso protagonisti gli occhi del frate, e l’importanza assegnata alle sonorità naturali, che rappresentano essenzialmente la voce di Dio, aiutano il pubblico a immedesimarsi a livello di coscienza nel buon praticante e a porsi domande esistenziali non ininfluenti.

Il sogno di Francesco, dal punto di vista di un non credente, potrebbe però risultare un film eccessivamente complicato e poco avvincente, se non addirittura una sorta di propaganda cattolica volta a celebrare una Chiesa dei poveri che non riesce a conciliarsi con la loggia clericale.

Fabrizio La Sorsa