Voto

7

Immortalato da Shakespeare nella seconda metà del Cinquecento e incensato come re magnanimo e abile dai contemporanei , Enrico V (Timothée Chalamet) torna a vivere sul grande schermo nel nuovo dramma storico firmato Netflix per la regia di David Michôd, che nove anni dopo il suo sorprendente debutto con Animal Kingdom (2010) torna a collaborare con lo sceneggiatore Joel Edgerton. Period drama lucido, crudo e disincantato, Il Re si sviluppa seguendo il medesimo arco narrativo tratteggiato da Shakespeare: l’evoluzione del giovane Hal da ragazzo senza regole né limiti a saggio sovrano col nome di Enrico V.

Ma scordatevi i colossal di Ridley Scott o film come Outlaw King (2018), perché Michôd ci tiene a mettere in chiaro che la sua idea è ben diversa: a partire dalla fotografia scattata quasi interamente con luce naturale da Adam Arkapaw, il film priva il setting medievale di ogni aura epica, lasciando solo la spietatezza della politica e il cinismo del potere. La scelta di un andamento anticlimatico e antispettacolare sostituisce la realtà alle scene di massa e di grandi battaglie: i cavalieri di Michôd non sono solo soldatini di latta che si azzuffano nel fango, ma uomini in carne e ossa che menano disperatamente colpi alla cieca nel tentativo di salvarsi la vita, mentre il sound design ne enfatizza la fatica e il dolore insistendo su ogni respiro e grugnito. La macchina da presa rimane sempre a distanza dai personaggi, negando il coinvolgimento emotivo e l’esaltazione tipici dei film d’azione per esaltare invece la violenza disperata di chi lotta per la propria vita, enfatizzata dai tempi dilatati delle inquadrature.

Hal impara a proprie spese che da questa realtà fatta di terra e di sangue non si può scappare e neanche gli ideali possono salvarlo: “Un re non ha amici, solo nemici o seguaci”. Nella solitudine che il giovane sovrano – similmente alla regina Elisabetta di The Crown – si trova a subire, capisce di dover abbandonare il proprio carattere mite e pacifico per abbracciare il suo nuovo ruolo di leader e fare ciò che è giusto per la nazione, anche a costo di andare contro la propria posizione morale. Perché cingere la corona ha un prezzo: sacrificare la propria umanità e trasformarsi in simbolo, lasciando che l’uomo muoia per far nascere il re.

Francesco Cirica