Voto

7

Ogni elemento de Il medico di campagna contribuisce a rendere credibile la pellicola. La fotografia di Nicholas Gaurin dipinge la quotidianità del protagonista Jean-Pierre Werner (François Cluzet) alternando campi lunghissimi della grigia campagna invernale francese agli interni delle case, povere ma sempre disposte ad accogliere. L’uso della camera a mano e la scelta di sfruttare il più possibile la luce naturale degli ambienti alimentano questo effetto documentaristico.

L’apparato tecnico riesce così a celebrare l’autenticità dei luoghi, dei personaggi e delle situazioni. Nessun medico di famiglia, alle prese tutti i giorni con gli stessi affezionati pazienti, consentirebbe a un supplente qualunque di sostituirlo di punto in bianco; o ancora, nessun malato sarebbe ben disposto ad affidarsi a qualcuno che non sia il proprio medico di fiducia. Il regista, ed ancor prima medico di base, Thomas Lilti, conoscendo queste piccole dinamiche quotidiane, le rappresenta sullo schermo con divertita sincerità

Il medico di campagna racconta allora con gran tatto quelle emozioni che si realizzano nelle piccole gioie di tutti i giorni, ma soprattutto in concomitanza col dolore e con la malattia. E dimostra che, per quanto il mondo possa essere debole, imperfetto e destinato al decadimento, il corso naturale degli eventi riserva sempre piacevoli sorprese.

Anna Magistrelli