Voto

7

Nel 1977 Giulio Einaudi Editore pubblicava Elementi di critica omosessuale, un saggio filosofico che rifletteva sui generi sessuali e biologici e sul concetto di identità da una prospettiva estremamente innovativa per l’epoca. L’autore era Mario Mieli, uno dei più importanti studiosi e attivisti del movimento LGBT italiano. Il nuovo film di Andrea Adriatico, Gli anni amari, racconta proprio la sua storia, e della sua personalità incredibilmente affascinante e poliedrica.

Il film ripercorre un arco temporale che va dagli anni del liceo al suicidio di Mieli (interpretato da Nicola di Benedetto), compiuto nel 1983. Gli avvenimenti quindi sono tanti e il ritmo narrativo è frenetico, soprattutto nel raccontare i continui spostamenti tra Milano e Londra, ma ciò non sacrifica mai la profondità e la sensibilità della sceneggiatura nel restituire il ventaglio di emozioni di Mieli, che lo tormentano in ogni attimo della sua vita. A emergere su tutto, infatti, sono proprio i tratti distintivi della sua persona: l’anima estrosa e creativa, sensibile e tormentata, la sua intelligenza fuori dal comune e la capacità di mettere a nudo i propri sentimenti, senza vergogna, in equilibrio tra vita e pubblica e privata.

Gli anni amari ha il valore aggiunto di aprire a uno scorcio storico sugli anni ’70 in Italia, inserendo materiale d’archivio come le interviste televisive di Mieli, al fine di mostrare il contesto in cui ha operato e di gettare luce su una realtà ancora troppo poco conosciuta.

Giulia Crippa