Voto

8

Il secondo lungometraggio del regista, produttore, compositore e in questa occasione anche co-sceneggiatore Gabriele Mainetti è arrivato nelle sale dopo ben sei anni dall’esordio e una lunga e faticosa lavorazione, soprattutto per la post-produzione, che ha contribuito al rinvio dell’uscita di diversi mesi. Presentato in Concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del 2021, Freaks Out è un viaggio corale e fiabesco nella Roma del 1943 occupata dai nazisti, dove un gruppo di quattro circensi con poteri speciali vengono lasciati soli dal proprietario del circo in cui lavorano, nonché loro padre putativo, dovendo così cercare una nuova collocazione sociale per non sentirsi solamente dei fenomeni da baraccone.

Per la mole del budget stanziato (più di 12 milioni) e il realismo degli effetti speciali, presenti fin dall’incipit, che immergono subito il pubblico nel dramma della Seconda Guerra Mondiale e che esaltano la lunga – e a tratti confusionaria – scena della battaglia finale, Freaks Out rappresenta un caso più unico che raro nel panorama cinematografico italiano contemporaneo, nonché un film cruciale per la recente rinascita del cinema nazionale di genere, considerato ancora troppo spesso di serie B. Diversi registi italiani stanno infatti portando questo settore verso una seconda, nuova vita, tra cui Mainetti fin dall’esordio Lo Chiamavano Jeeg Robot, trasponendo gli elementi della tradizione americana supereroistica all’interno di un’ambientazione marcatamente italiana. E poi il cinecomic 5 è il Numero Perfetto di Igort (2019), il fantasy con il Pinocchio di Matteo Garrone (2019), l’horror con A Classic Horror Story di Roberto De Feo e Paolo Strippoli (2021) e Primo Re (2019) di Matteo Rovere.

Seppur l’ambientazione rimandi a un passato dittatoriale ormai abbastanza lontano nel tempo, fatto di rastrellamenti, antisemitismo e razzismo, il messaggio del film è più attuale che mai: è possibile trovare il proprio posto nel mondo anche se non si rientra nel paradigma dominante. I quattro protagonisti, infatti, sono esclusi dalla società e non hanno alcun posto in cui potersi sentire a proprio agio al di fuori del circo, dove non sono altro che una banda di mostri. Ma sfruttando i loro poteri e quelle caratteristiche per le quali sono emarginati riescono a superare la situazione iniziale e diventare degli eroi.

Kevin Cella