Voto

6.5

Alternando la Torino di fine anni ’60 a quella dei primi anni ’90, Marco Bellocchio ricostruisce le conseguenze di una perdita incolmabile che piombano sul protagonista, prima giovanissimo e poi adulto. Con l’età il dolore muta, ma non scompare, si insinua nelle pieghe della vita di Massimo (Valerio Mastandrea) adattandosi a tutte le situazioni senza abbandonarlo mai. L’Italia di quegli anni si palesa come una comparsa sullo sfondo, tra le righe dei programmi della Carrà, dei tuffi di Cagnotto, dei fatti di cronaca, dei finanzieri corrotti e delle partite del Torino. Bellocchio dipinge così una ricostruzione storica a tutto tondo di quell’italietta perbenista e ipocrita ormai assuefatta alla negazione, atteggiamento di cui cade vittima lo stesso Massimo, privato di una verità che forse gli avrebbe cambiato la vita.

Tra un accenno di struttura da detective story e qualche sprazzo di horror, Fai bei sogni è una storia dolce e delicata, resa con una regia impeccabile e una fotografia memorabile, dal sapore a tratti reale e a tratti onirico. Bellocchio ricerca però in maniera eccessiva la commozione dello spettatore: molti dialoghi, ridondanti e retorici, privano la vicenda di quell’innocente delicatezza di cui necessitava per essere affrontata con il giusto approfondimento. Nonostante anche il ritmo narrativo risenta di questo eccesso di patetismo e allontani lo spettatore, a tenere alto il livello qualitativo ed emotivo del film sono le performance asciutte di un cast ben calato nei propri ruoli.

Benedetta Pini