“Tutti vorrebbero essere Cary Grant… anche io”

Così disse di sè stesso e del proprio mito Cary Grant, al secolo Archibald Alexander Leach, con quel suo irresistibile humor inglese. Dopo un’infanzia difficile segnata da un padre alcolizzato e da una madre psicologicamente instabile, per molto tempo l’attore dichiarò di aver riscontrato molte difficoltà e inibizioni nei rapporti sociali e verso le donne. Ma Cary Grant dimostrò di avere la forza della fenice che rinasce dalle proprie ceneri. La prima rinascita avvenne nel 1918, a soli 14 anni. Espulso dalla scuola, si unì a una compagnia di attori di Bristol che prima lo portò in un tour in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove decise di fermarsi, lavorando con diverse comitive come mimo e attore comico. La seconda risale nel 1932, a 28 anni, quando il cinema si accorse di lui. Fu allora che cambiò nome: secondo il suo produttore serviva qualcosa “di più americano”. Dalle ceneri di Archibald Leach nacque cary Grant.

La consacrazione con Hitchcock

L’incontro fra l’attore e il regista avvenne in modo del tutto professionale, tramite l’intervento di un agente. Fin da subito tra i due si instaurò una grande sintonia; basti pensare che Cary accettò senza indugi la parte di Johnnie ne Il sospetto dopo aver letto solo il soggetto del film. Hitchcock, d’altro canto, non poté che rimanere immediatamente folgorato dall’abilità camaleontica di Cary Grant, capace di passare con disinvoltura da ruoli drammatici a comici mantenendo sempre il suo fascino magnetico. Era la persona che ogni spettatore avrebbe voluto essere, Hitchcock compreso: seduttore infallibile, elegante nei movimenti, imponente nella presenza scenica, sfuggente e indefinibile, vittima della sua stessa anima tenebrosa.

Tra i due si instaurò una perfetta sintonia

Grant parlava di Hitchcock come di un uomo grondante di fiducia e cordialità, brioso ed entusiasta. Hitchock, a sua volta, descriveva Grant come una persona carica di ambiguità. L’apice della loro stima reciproca venne raggiunto durante le riprese de Il sospetto, basato sul romanzo Before the Fact di Francis Iles. Nel libro la protagonista teme di aver sposato un assassino e solo alla fine scoprirà che il marito è un temuto malvivente. Nella sceneggiatura originale, invece, il film si chiudeva sul dubbio circa la vera identità dell’uomo. Completamente disinteressato a impersonare archetipi positivi e seducenti hollywoodiani come gli altri divi del periodo, Grant suggerì a Hitchcock di mantenersi fedele al romanzo, assegnandogli il ruolo di un assassino. Insistette talmente tanto che Hitchcock si vide costretto ad accontentarlo. Quando il film venne proiettato in anteprima, la critica si scagliò contro questa scelta e spinse la produzione a girare un finale totalmente diverso, che è quello che possiamo vedere oggi. Il sodalizio di Grant e Hitchcock fu molto produttivo e con Intrigo internazionale, il terzo film dopo Notorious – L’amante perduta e Caccia al ladro, tra i due nacque una profonda e duratura amicizia che li accompagnò per il resto delle loro vite.

Quel legame attrasse anche un vasto pubblico, che ancora oggi non perde l’occasione di (ri)guardare un loro film e continua a sognare di diventare, un giorno, un po’ di più come Cary Grant. Perché, in fondo, chi non vorrebbe essere Cary Grant?

Velitchka Musumeci