Voto

9

È la curiosità che spinge l’uomo a superare i propri limiti, ed è questo il concetto che Brian Eno cerca di proporre con il suo ultimo capolavoro The Ship, un album che fuoriesce, citando l’artista, “dalla normale struttura ritmica permettendo alle voci di esistere nel loro spazio e tempo, come eventi in un paesaggio”

Il concept dell’intero disco viene rappresentato dalla titletrack e da Fickle Sun. La prima nasce come registrazione multitraccia per un’installazione ambient commissionata all’autore a Stoccolma, e solo in seguito è stata modificata con l’aggiunta di un vocale frammentato che si staglia all’interno di un mare fittizio creato dallo stesso Eno. Il testo di Fickle Sun, traccia costituita da tre movimenti, è una poesia creata dal Markov Chain Generator (software prodotto da Peter Chilvers) e letta da Peter Serafinowicz, nella quale si riflette sulla Prima Guerra Mondiale, sul naufragio del Titanic, su cyber-burocrazia e hacking. Risulta particolarmente interessante il terzo movimento di Fickle Sun, che offre una sapiente riproposizione del tutto sperimentale del brano I’m Set Free dei Velvet Underground, band che è stata indicata dal compositore britannico come una delle maggiori fonti d’ispirazioni per le sue prime esplorazioni musicali quando era studente d’arte.

The Ship è la perfetta trasfigurazione musicale del Sublime di Caspar David Friedrich: come l’uomo, atterrito di fronte alla potenza della natura, diviene cosciente della propria finitezza e solo in questo modo intuisce l’infinito, facoltà che la eleva sopra i sensi, così la musica di Eno, lucida e consapevole, riesce a superare la disposizione naturale di quell’ambiente chiamato musica.

Sabino Forte