Voto

6.5

Per la gioia degli amanti del mistero, Kenneth Branagh approda nelle sale in veste di regista e attore cercando di far rivivere uno dei capolavori del giallo firmato Agatha Christie: Assassinio sull’Orient Express, uno dei più noti casi dell’investigatore Hercule Poirot. Sfoggiando un improbabile paio di baffoni, è proprio Branagh a vestire i panni dell’eccentrico detective belga. Ma non sempre il personaggio si dimostra all’altezza delle premesse: nei romanzi, nella trasposizione cinematografica del 1974 e nella nota serie tv nata negli anni ’80 Poirot è un geniale indagatore della mente umana che di rado commette passi falsi.

Nella versione di Branagh, invece, l’ispettore, troppo “umanizzato”, sembra sempre sul punto di incappare in qualche tranello; la soluzione dell’enigma scivola dalle sue dita più volte, come se fosse troppo spesso assillato da moti di coscienza che riflettono sul concetto di giustizia e sulla dialettica tra bene e male. E se il film guadagna in pathos, perde di credibilità scientifica: la ricostruzione del delitto è meno puntuale e accurata di quella nel romanzo della Christie e nella versione del ‘74. A minare la verosimiglianza è anche una fotografia certo d’impatto, ma così surreale da sfiorare la finzione.

Nonostante il regista preferisca puntare sulla drammaticità d’azione piuttosto che sul dramma intimo dei personaggi coinvolti, la pellicola si dimostra in grado di svecchiare una storia ormai datata: grazie al montaggio alternato (utilizzato durante gli interrogatori agli indiziati), all’inserimento di nuove sequenze realizzate all’esterno del treno e alla caratterizzazione varia ed efficace dei passeggeri, l’andamento del film, dinamico ed estremamente coinvolgente, non rischia mai di annoiare lo spettatore.

Giulia Crippa e Anna Magistrelli