1. Una decisione sbagliata

Prima serie olandese prodotta da Netflix, creata da Pieter Kuijpers e Iris Otten con Robin Boissevain e Tobias Kersloot, Ares porta sul piccolo schermo suspense, thriller e soprannaturale, su uno sfondo colmo di violenza e scene cruente – decisamente non adatte a un pubblico facilmente impressionabile. Ma partiamo dalle basi. La narrazione della trama si sviluppa in modo lineare. Rosa, la protagonista della serie, è una studentessa di medicina all’università di Amsterdam con una situazione familiare molto drammatica: sua madre è ricoverata in ospedale per gravi problemi psicologici, mentre il padre è totalmente assente, dedito solo ai suoi impegni lavorativi. Una sera Rosa decide di uscire con un suo vecchio conoscente, Jacob, che è entrato a far parte di una strana società chiamata Ares. Rosa, accompagnata dal ragazzo, cercherà di addentrarsi nel gruppo come novizia, ma la sua decisione la porterà alla rovina.

2. Un riferimento di troppo

Alcune scelte registiche dichiarano uno dei principali modelli estetici della serie: Dario Argento, in particolare Suspiria (1977). Prima di tutto, l’ambientazione scolastica, in secondo luogo la dimensione sovrannaturale, infine e la violenza estrema, fatta di morti cruenti, vittime agonizzanti e litri di sangue. Le analogie tra le due opere portano a riflettere sui meccanismi spietati della società e della mente umana, in un mondo in cui si è disposti a tutto pur di raggiungere il successo. Nello specifico, proprio come Susy, la protagonista di Suspiria, Rosa è metafora di ingenuità e purezza; è presentata sola, senza una famiglia solida su cui poter contare. Le due ragazze, quindi, sono l’emblema della figura della “fanciulla spaesata” che si scontra con un mondo malato e oscuro. L’unica differenza è che Rosa avrà una metamorfosi, passando da vittima innocente in balia degli eventi a donna auto determinata e ambiziosa, capace e desiderosa di peccare. Come in Suspiria, la principale ambientazione di Ares è un contesto fortemente elitario, dove il comportamento dei superiori innesca una competizione spietata tra i novizi, proponendo una metafora della lotta anche sociale: a cosa si è disposti per raggiungere successo?

3. L’elemento oscuro

Ares, però, prende nettamente le distanze da Suspiria per un elemento preciso: quello cromatico. La fotografia della pellicola italiana, caratterizzata da colori vivaci, forti e caldi, risulta diametralmente opposta a quella cupa e tormentata Ares. Se nel film di Dario Argento dominano infatti il rosso, il rosa e il viola, nella serie olandese spiccano il blu, il nero e il grigio. E sono proprio gli ambienti in cui si muovono i personaggi di Ares a conferire questa sfumatura oscura e angosciante: le fredde atmosfere degli ambienti universitari, il misero appartamento di Rosa e il cupo palazzo della Ares. Queste suggestioni cromatiche prive di calore contribuiscono inoltre a creare empatia da parte del pubblico, che intuisce fin dall’inizio la vita tormentata e solitaria della protagonista.

4. L’alleanza è proibita

Ares mette in scena le dinamiche interne al mondo degli illuminati e dei massoni, di cui la società omonima è una riproduzione. Lo strettissimo rapporto di fratellanza che lega i membri di questa comunità segreta, però, inizia a vacillare quando l’egoismo e la brama di potere iniziano a farsi gradualmente spazio, rivelando queste persone per ciò che sono realmente: arriviste e ipocrite. Proprio per questo, nel corso degli episodi, il fascino della società Ares perde progressivamente potere. Le morti che si susseguono in modo spietato, mostrate con un taglio soprannaturale e splatter, non sono che l’inizio della resa dei conti, e Rosa, suo malgrado, sarà al centro di questa svolta.

5. Un prodigio mancato

La nota dolente di Ares è a livello narrativo. I numerosi buchi della trama lasciano infatti aperti diversi filoni che non vengono mai chiariti, e i misteri, inizialmente oscuri ed intriganti, perdono progressivamente fascino. Il risultato è una storia traballante: intrigante all’inizio e alla fine, ma debole nella parte centrale.

Velitchka Musumeci