Voto

6.5

Nessun titolo sarebbe stato più azzeccato per il diciassettesimo lungometraggio della regista francese Anna Fontaine, che per l’ennesima volta – dopo l’ipnotico e onirico Nathalie del 2003 e il pluripremiato Coco Avant Chanel del 2009 – mette in scena un film tutto al femminile. Ambientata in un convento benedettino polacco durante il secondo conflitto mondiale, Agnus Dei mette in scena la cooperazione femminile al di sopra dei conflitti nazionali, in un dramma che mescola l’interesse storico a un’empatia senza confini. Se le donne sembrano avere a cuore il sacrificio per la salvezza di vite umane, l’uomo appare in una veste prettamente negativa di stampo belligerante.

L’uso della luce è magistrale nelle scene d’interni e la fotografia di Caroline Champetier mette in risalto la scala cromatica di bianco, grigio e blu, avvolgendo lo spettatore in un clima freddo e opaco. Film dalla regia pulita,  Agnus Dei procede con un ritmo costante che favorisce la suspense narrativa, nonostante i dialoghi presentino alcune imperfezioni non aiutando lo sviluppo della trama.

Agnus Dei rinsalda il legame dell’uomo con la propria fede, che durante la guerra trovava ancora una luce di speranza. Grazie all’ampiezza dello sguardo che arriva fino ai nostri giorni, la cineasta francese è riuscita a coniugare laicità e sacralità, offrendo un’opera che non cade nel cliché del film religioso.

Mattia Migliarino