Siamo chiusi in casa da settimane, alcuni hanno superato la soglia del mese, mentre altri sono ancora alle prime armi, ma poco importa: siamo ormai entrati in un loop di giorni tutti uguali e di ore che scorrono senza distinzione tra fasi della giornata, impegni, pause, pasti e pisolini. Tutti ci dicono che costruirsi una nuova routine è fondamentale, ma senza alcun punto di riferimento è difficile riuscirci, soprattutto se l’umore cambia ogni 10 minuti e la forza d’attrazione esercitata dal divano è qualcosa di irresistibile.
Per cercare di gestire maldestramente questo tempo informe con cui dovremo fare i conti ancora per chissà quanti giorni, siamo corsi ai ripari alla ricerca disperata di libri, serie tv e film, tormentando i nostri amici esperti dei vari campi. I cinefili sono stati presi d’assalto, e per questo abbiamo deciso di non lasciarvi soli, impegnandoci a stilare una lista di film disponibili in streaming (gratuito o sfruttando i periodi di prova delle principali piattaforme a pagamento), così che possiate usarla come risposta standard da dare ogni persona che vi chiederà di consigliarle un film da vedere.
Eccovi quindi 50 film selezionati per accontentare davvero chiunque: da classiconi come Freaks a cult come Il grande Lebowski, da film italiani indipendenti a mainstream, da opere di nicchia a lungometraggi di genere e poi, soprattutto, titoli che probabilmente non avete neanche mai sentito ed è arrivato il momento di recuperare.
Film Per Evolvere
Nuestro Tiempo, Carlos Reygadas, Messico, 2018

“L’amore è imperfetto”, dice Reygadas verso la fine del suo film. Le strade del sentimento sono difficili da raccontare quando sfuggono a una schematizzazione emotiva universale e condivisa. Quello che fa il regista con il suo lungometraggio in concorso è raccontare una storia d’amore non generale ma personale, ponendosi per la prima volta al centro della storia in veste di protagonista per parlare di un amore che ha in sé i germi dell’essenza umana in tutta la sua incompiutezza. Enormi gli indugi delle inquadrature sulle campagne argentine, serene e desolate, in piena contrapposizione con la tempesta emotiva di una storia che tramonta: insieme danno vita a una realtà totalizzante, che arriva più alla pancia che alla mente dello spettatore, che non lo accarezza ma lo avvolge con una tenerezza cupa e sconsolata.
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Streaming.
Dark Night, Tim Sutton, USA, 2016

Luglio 2012, Colorado: James Holmes, un giovane di 25 anni, irrompe in un cinema alla prima de Il cavaliere oscuro armato fino ai denti e compie una strage. Per ripercorrere una delle pagine più nere della recente storia americana Tim Sutton costruisce un complesso e coraggioso gioco di narrazione polifonica, una serie di spaccati di vita americana privi di una gerarchia: lo spettatore conosce lentamente più profili giustapposti e viene coinvolto in una sorta di gioco delle tre carte. Chi sarà il mostro? Un ragazzo dallo sguardo disperato che vive una vita di delusioni, uno skater che si tinge i capelli di rosso, un giovane che viene intervistato da una voce fuori campo e sembra aver commesso qualche tipo di reato? E ancora, chi sarà vittima? La ragazza che scandisce la sua giornata a suon di selfie, una famigliola sull’orlo della crisi, un reduce di guerra alle prese con i fantasmi del passato?
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Streaming.
Miserere, Babis Makridis, Grecia, 2018

Un uomo, una tragedia, la solitudine interiore che diventa spinta propulsoria per una spasmodica pretesa antisociale di attenzione e compassione dal mondo esterno: secondo film – ma il primo a uscire dalla Grecia – di Babis Makridis, già co-sceneggiatore di Yorgos Lanthimos, Pity è la più brillante evoluzione possibile della Greek Weird Wave, che da qualche anno sembrava aver acquisito una dimensione sterile, ripetitiva e autocompiaciuta. C’è tutto: un perverso processo psicanalitico su un personaggio criptico inserito in una dinamica familiare irrisolta, una hanekiana violenza trasparente che sfocia in un impeto mostruoso, scelte registiche rigorose e inquadrature geometriche per enfatizzare l’atmosfera rarefatta che permea la pellicola.
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Streaming.
La casa di Jack, Lars Von Trier, Danimarca, 2018

Il racconto in più “accidenti” della follia lucida nell’accumulo di corpi morti dei quali l’autocommiserante protagonista omicida riempie la propria vita alla ricerca di una macabra confort zone. Forse due personaggi alla ricerca di assoluzione con due finali nel buio, ma non c’è morte in Nymphomaniac, come non c’è sesso ne La casa di Jack, e i due film con un esoscheletro narrativo analogo si ritrovano a dialogare con un pubblico analogo attraverso un canale comunicativo paradossalmente opposto, innescando meccanismi di difesa e di empatia del tutto diversi e creando due distanti livelli di confronto con la banalità del male; in uno attraverso una sorta di coesa confessione liturgica con un retrogusto di vaga solennità e nell’altro attraverso un accostamento di sketch macabri e di uno splatter perversamente ironico.
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Streaming.
Climax, Gaspar Noe, Francia, 2018

Il diritto del più forte, La maman e la putain, Possession, Querelle the Brest, Salò, Vibroboy, The Inauguration of the Pleasure Dom, la rarissima VHS Hara-Kiri (il compendio video del magazine precursore di Charlie Hebdo), Suspiria, L’alba dei morti viventi (Zombi), Schizofrenia, Eraserhead e il libro Taxi Driver sono “Coloro che ci hanno fatti”, i dedicatari di un film le cui coordinate culturali vengono dichiarate fin dalla prima inquadratura, con i libri, le VHS e i DVD che incorniciano i video casting dei performer scelti come protagonisti del film. Non attori professionisti, a parte Sofia Boutella (Selva) e Souheila Yacoub (Lou), ma danzatori accomunati da uno stile vicino al voguing, che si ritrovano in un collegio dismesso per festeggiare la fine delle prove di uno spettacolo sotto la direzione di una nota scenografa.
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Burning – L’amore brucia, Chang-dong Lee, Corea del Sud, 2018

Jongsu è un giovane laureato che vive di espedienti mentre cerca di realizzare il sogno di diventare uno scrittore. Un giorno, per puro caso, incontra la sua ex compagna di scuola Hae-mi e se ne innamora, tanto da accettare di tenerle il gatto mentre lei parte per un viaggio in Africa. Quando va a prenderla all’aeroporto, però, si presenta insieme a Ben, un ragazzo conosciuto in viaggio che si rivelerà una sorta di Gatsby 2.0, uno di quei ricchi misteriosi che non sai bene come mai lo siano e che cosa facciano. Un giorno Jongsu e Hae-mi litigano furiosamente e da quel momento la ragazza scompare. Si innesca così un’indagine vorticosa in cui il passato traumatico di Jongsu, i racconti di Hae-mi continuamente messi in discussione e i misteri che avvolgono Ben si intrecciano come in Quarto Potere, stimolando riflessioni sulle disparità di classe, sulla gelosia, sull’affidabilità delle percezioni, sulle insicurezze, sul legame denaro-potere e sulla Corea del Sud, shiacciata come i protagonisti tra il progresso sfrenato del capitalismo moderno e le pressioni del passato.
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Un affare di famiglia, Kore’eda Hirokazu, Giapppne, 2018

La macchina da presa di Kore’eda si muove aggraziata negli spazi angusti di una piccola e sudicia abitazione per raccontare la quotidianità delle persone che vi abitano, apparentemente uniti da non ben definiti legami di parentela. Si scoprirà qual è il tipo di legame che li unisce solo nella seconda metà del film, dopo un sorprendente ribaltamento dell’intera situazione e, di conseguenza, della percezione che ne aveva spettatore, lasciandolo completamente spaesato di fronte a una sceneggiatura che lo costringerà a rimettere in discussione ogni presa di posizione riguardo ai personaggi, alle dinamiche che si instaurano tra di loro, ai sentimenti che li legano e, in generale, all’intera società giapponese.
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Cold War, Pawel Pawlikowski, Polonia, 2018

Uno slancio entusiastico diretto verso l’arte e la bellezza – bellezza creatrice, rigenerante, assoluta in senso schilleriano e perfetta – che si snoda lungo i luoghi di quel passato sovietico stigmatizzato ma non sconfitto. Cold War si colloca all’apice dell’età stalinista, al termine della seconda guerra mondiale e all’alba del raffreddamento dei rapporti con l’Occidente. Lo straordinario racconto per immagini dell’amore tra Zula e Wiktor attraversa la parabola decrescente del superpotere sovietico (1949-1964) e si imprime nel presente illuminandolo con eccezionale potenza. La musica fa incontrare per la prima volta l’insegnante e l’allieva e sempre la musica li fa ritrovare ancora, ancora e ancora, in un inseguimento vorticoso e straziante attraverso lo spazio e il tempo.
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Streaming.
Blue My Mind, Lisa Brühlmann, Svizzera, 2017

Opera prima di Lisa Brühlmann, Blue my Mind è un coming of age allegorico, un racconto di formazione crudo che affonda le proprie radici in un cinema ibrido tra il fantasy e l’horror, il dramma e l’iperrealismo. Prendendo spunto dal cinema indipendente e underground, il film mischia Harmony Korine al più audace Gus Van Sant, segnando un esordio notevole. Mia è una ragazza di quindici anni che si trasferisce con la sua famiglia nella periferia di Zurigo: entra in una nuova scuola, con nuovi compagni e nuovi professori; tutto è nuovo ai suoi occhi, anche la propria camera da letto. Durante questo periodo di cambiamenti, uno ancora più grande, imprevedibile e incontrollabile sta avvenendo nel suo corpo: Mia si sta trasformando in una sirena, ed è spaventoso. Come nel suo precedente cortometraggio Hylas An The Nymphs, la regista torna a mettere al centro del proprio discorso la metamorfosi del corpo femminile, mantenendone sempre un’interpretazione figurativa e una componente inquietante di matrice mitologica che elimina il fantastico.
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Popcorn TV
Tramonto, László Nemes, Ungheria/Francia, 2018

Budapest, 1913. Dopo aver studiato a Trieste come modista, Irisz Leiter (Juli Jakab) torna nella capitale ungherese per lavorare nella leggendaria cappelleria fondata dai suoi genitori, scomparsi quando lei aveva soli due anni. Quella tragedia ha segnato la fine del prestigio dei Leiter, privando Irisz di una famiglia, di un posto dove stare, di una posizione sociale: svuotata della sua identità, ha perso tutto. Come attratta da due forze antitetiche, Irisz vaga continuamente tra l’interno della cappelleria, luogo simbolo degli sfarzi e dei vizi della belle époque, e l’esterno della città, dove insorgono i moti rivoluzionari decisi a cancellare quello stesso passato. Tramonto è un film senza via di fuga, perché non può esistere un punto di vista diverso da quello presente e dunque parziale, limitato, smarrito, ancora incapace di leggere con sguardo lucido e razionale gli eventi che si susseguono vorticosi.
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Streaming.
Ricordi?, Valerio Mieli, Italia/Francia, 2018

Ricordi? racconta una storia d’amore come tante altre. Una storia d’amore raccontata come nessuna storia d’amore è mai stata raccontata: dall’interno, attraverso non gli occhi ma il sentire di chi l’ha vissuta. Lui (Luca Marinelli), un’anima cupa e tormentata al limite della depressione, e lei (Linda Caridi), una personalità allegra, solare, pura e mai superficiale, (ri)vivono la loro intensa storia d’amore attraverso intime reminiscenze, attimi dolceamari che riaffiorano alla mente. Ricordi? è un’ode agli imperscrutabili meccanismi della memoria, con tutte le sue meravigliose imperfezioni, dimenticanze, confusioni. Portando il cinema italiano verso lidi ancora inesplorati, verso una sperimentazione visiva a livello di fotografia e regia davvero affascinante, Ricordi? è un film dolce ma mai edulcorato: vi farà innamorare.
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Streaming.
Vox Lux, Brady Corbet, USA, 2018

Girato in 35 mm, Vox Lux, seconda opera di Brady Corbet, è una sorta di ode alla contemporaneità che passa attraverso la figura di Celeste (Natalie Portman), prima ragazzina sopravvissuta a una strage nella sua scuola media e successivamente popstar idiosincratica e isterica. Corbet veste la talentuosa Natalie Portman con panni del tutto inediti per l’attrice e prova a raccontare la paradossale superficialità in cui una persona può scivolare in seguito a un trauma mai davvero superabile. Nella seconda parte la narrazione si depotenzia progressivamente, fino a un finale stimolante, difficile da inquadrare, criptico nel suo tentativo di tirare una somma moraleggiante al rapporto fra la contemporaneità e i cosiddetti valori tradizionali.
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Streaming.
Disobedience, Sebastián Lelio, USA, 2017

La fotografa Ronit (Rachel Weisz), trasferitasi a New York da tempo, torna a Londra per il funerale del padre e si trova a dover affrontare gli sguardi severi dei membri della comunità ebraica ortodossa in cui è cresciuta e dalla quale era fuggita anni prima. Al centro del racconto c’è la tenera amicizia tra lei, Esti (Rachel McAdams) e Dovid (Alessandro Nivola), nata tanti anni prima eppure ancora forte. È passato molto tempo da quando trascorrevano le loro giornate insieme, ma i tre sono sempre i ragazzi di allora, e si vogliono bene per davvero, nonostante siano cresciuti sotto il peso delle norme soffocanti di un’antichissima comunità patriarcale fondata sull’oppressione, che ha irrimediabilmente segnato i loro percorsi di vita. È infatti prima di tutto di libertà che parla (di nuovo) Lelio: una libertà che non è mai facile da raggiungere ma alla quale ognuno di noi ha diritto, senza eccezioni.
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Streaming.
Midsommar, Ari Aster, USA, 2019

Il viaggio di un gruppo di ragazzi americani in visita da un amico svedese, in occasione della tradizionale celebrazione del rituale del Midsommar (il rito di mezza estate), si trasforma in un’esperienza sinistra e inquietante per tutti loro, in particolare per la coppia in crisi presente nel gruppo. Tra amore, rancore, fiducia, esoterismo e taglio antropologico, Midsommar è una lunga e allucinante (l’assunzione di droghe gioca un ruolo importante) scalata verso il trionfo della follia sul raziocinio. Le regole del terrore vengono completamente fatte saltare da Aster, intenzionato a ridisegnare i confini dell’orrido e dell’osceno. Accettate l’inevitabile e godetevi lo spettacolo.
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Streaming.
VVVVID
Eraserhead, David Lynch, USA, 1977

Il canovaccio del film ruota attorno alla figura di Harry Spencer, uno stralunato stenografo in vacanza che, vista l’imprevista gravidanza della fidanzata Mary, si trova costretto ad accettare un matrimonio riparatore, rassegnandosi a una nuova vita da padre. Eraserhead potrebbe essere il racconto delle vicende di un ragazzo turbato che vede la sua ordinarietà minata dalla gravidanza indesiderata della più classica tra le fidanzatine americane. Ma la scandalosa natura del bambino appena nato, una sorta di mostro subumano, mette in discussione l’interpretazione di ogni scena. Eraserhead è un cult carico di una forza sperimentale memore delle esperienze surrealiste e avanguardistiche, in equilibrio instabile tra realtà e incubo. Il suo film più spirituale, afferma Lynch; sicuramente il più avanguardistico, incontrollato e potente. Un incubo che oggi non è ancora finito.
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Streaming.
Freaks, Tod Browning, USA, 1932

“La storia piu sconvolgente che sia mai stata raccontata sugli abnormi e i reietti”: così recita il prologo in voice over. Freaks porta in scena creature mostruose, ma invece di spaventare vuole far riflettere su un concetto rivoluzionario per l’epoca e su cui, ancora oggi, non si smette mai di lavorare: “Gli abnormi, i mostri, hanno sentimenti come i normali?”. Ambientata nel mondo del circo, la pellicola ha infatti come interpreti reali “fenomeni da baraccone” e la sua anti convenzionalità la rese un flop totale al botteghino, sconvolgendo la platea dell’America benpensante e costringendo Browning a operare tagli incisivi, soprattutto sul finale. Il film restituisce infatti un mondo macabro e crudele, pieno di incubi e paure, di riti e codici che i “non normali” utilizzano per difendersi nel mondo. Freaks anticipa di almeno vent’anni lo stesso amore per il circo che la storia del cinema troverà in Federico Fellini il suo successivo cantore.
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Streaming.
Netflix
Lazzaro Felice, Alice Rohrwacher, Italia, 2018

Né ieri ne oggi c’è spazio per la bontà. Né all’Inviolata, il borgo fermo all’Ottocento in cui 54 contadini sotto mezzadria vengono sfruttati dalla marchesa Alfonsina De Luna (Nicoletta Braschi) per produrre tabacco, né nella Milano contemporanea – forse di metà anni ‘90?. Né ieri né oggi c’è spazio per Lazzaro (Adriano Tardiolo), un santo ingenuo, senza poteri, superpoteri o miracoli, che semplicemente crede agli altri esseri umani e non conosce la malizia. E per questo non c’è né tempo né spazio per la sua parabola – genere antico riattualizzato nel contemporaneo –, che si colloca al di fuori di ogni spazio-tempo e lo scavalca, imperturbato e imperturbabile. Sia ieri, sia oggi c’è spazio per lo sfruttamento. I 54 contadini di cui parla il film erano gli ultimi “ieri” e lo sono anche oggi. E Lazzaro ancora sotto di loro, secondo una catena di sfruttamento inarrestabile e inevitabile.
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Streaming.
Un sogno chiamato Florida, Sean Baker, USA, 2017

Nella periferia degradata di Orlando, Florida, a due passi dal parco di divertimenti più famoso al mondo pullula l’altra faccia dell’American Dream: il Magic Castle Hotel, un motel-microcosmo in cui arranca chi è rimasto escluso dal sogno, sopravvivendo con le poche briciole che sbadatamente lascia cadere chi, invece, ha capito come cavalcare l’onda. Sono i cosiddetti hidden homeless: scarto della crisi economica del 2008, vivono giorno per giorno tra lavoretti, furtarelli, prestazioni occasionali, e piccoli business improvvisati. Ma nessuno, o quasi, li vede, nascosti come sono dalle luci abbaglianti delle promesse del capitalismo, tanto grandiose quanto vuote. Baker sceglie di indagare le persone che popolano gli strati più bassi del tessuto sociale americano contemporaneo, questo “nuovo proletariato” marginale e marginalizzato, e lo fa attraverso il filtro paradossale di uno sguardo infantile e spensierato.
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Streaming.
The Other Side of the Wind, Orson Welles, USA, 2018

Orson Welles è resuscitato. Dopo quasi cinquant’anni The Other Side of the Wind, il film mai completato da Welles, ha finalmente raggiunto il grande schermo: un racconto satirico sulla vita di J. J. “Jake” Hannaford, ritornato a Hollywood dopo essersi auto esiliato in Europa per terminare il film con cui avrebbe fatto il suo grande ritorno sulla scena. Le riprese di quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo film di Welles iniziarono nel 1970, ma si interruppero nel 1976 a causa di problemi finanziari. Il girato, di cui Welles montò solo 45 minuti, fu abbandonato in un deposito di Parigi fino a marzo 2017, bloccato a causa dei conflitti tra i titolari dei diritti. Nell’ottobre 2014 intervenne Peter Bogdanovich, al quale Welles chiese di finire il film nel caso in cui gli fosse “successo qualcosa”: il cineasta riuscì a mettere mano al materiale e terminò il lavoro.
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Streaming.
Chiamami col tuo nome, Luca Guadagnino, Italia/Francia/USA/Brasile, 2017

Guadagnino prende le mosse dall’omonimo romanzo di André Aciman e il successivo adattamento cinematografico di James Ivory, ma sceglie di abbandonare la riviera ligure per spostarsi nella bassa bergamasca attorno a Crema, sverginando sullo schermo un territorio dall’irresistibile e indomito fascino. È qui che, come De Sica con Il giardino dei finzi contini, Guadagnino e il direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom trovano il loro locus amoenus di fruscii, ruscelli e corse in bicicletta, e fanno sbocciare un amore tremante e intenso, puro e travolgente. Il ritratto cartolinesco seppur curato dell’Italia degli anni ’80 scompare sotto la potenza carnale, palpabile di una sceneggiatura che se ne frega del cervello dello spettatore e pure del cuore, e si avvinghia direttamente alle sue viscere, senza dargli tregua per giorni interi.
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I racconti di Parvana – The Breadwinner, Nora Twomey, Canada/Irlanda, 2017

Kabul, oggi. Parvana è una ragazza afghana costretta a travestirsi da maschio per prendersi cura della famiglia dopo che il padre è stato imprigionato con l’accusa di essere un nemico dell’Islam. I racconti di Parvana dipinge uno scenario dominato dagli uomini, dove le donne si guadagnano con la forza della tenacia e del silenzio straziante il ruolo di protagoniste effettive, che non si arrendono di fronte alle imposizioni sociali dovute alla loro condizione ma combattono per la libertà.
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Panama Papers, Steven Soderberg, USA, 2019

Steven Soderbergh rilegge gli eventi che hanno condotto al grande scandalo finanziario del 2016. Si torna a parlare di soldi e di truffe (dopo la trilogia Ocean e La truffa dei Logan), ma questa volta in veste aggiornata e rivista: il bottino non è più fatto di valige piene zeppe di banconote, ma di crediti, titoli, azioni e società offshore, concetti astratti e più che mai intangibili. Oggi, infatti, il denaro è una questione di parole, di firme e di papers, e non ha più molto a che fare con caveux di casinò o incassi di corse automobilistiche. Ma chi tiene il bandolo della matassa in questo labirinto capitalista di transazioni finanziarie?
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Streaming.
Dogman, Matteo Garrone, Italia, 2018

La vicenda del Canaro della Magliana è nota, e ha sempre esercitato un fascino irresistibile sui media. Ma non su Matteo Garrone, che nel 2018 decideva di raccontare quella storia schivando ogni deriva perversa e sensazionalistica, per puntare dritto all’essenza della vicenda: una dinamica atavica di sopraffazione e auto-sopraffazione continuamente reiterata, che nella sua esasperazione annienta il confine tra vittima e carnefice, stringe entrambi in una morsa viscerale e lascia spazio solo per un corpo a corpo letale. Dogman è un western urbano moderno che si inoltra nei meandri della mente di un uomo trasformatosi in “mostro”, fino a incarnare le stesse nevrosi che logorano il tessuto sociale in cui vive e viviamo. Perché è quando a una persona non rimane niente, né da perdere né da guadagnare, che bisogna davvero averne paura
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Streaming.
Alaska, Claudio Cupellini, Italia/Francia, 2015

Giovane dalle ampie ambizioni, Fausto è il prototipo dell’uomo moderno affannato dal raggiungimento di scopi sempre più alti, senza mai sapere davvero a cosa questa interminabile scalata porterà. Soldi? Fama? Riconoscimento? Forse una risposta chiara e univoca neanche esiste, come sottolinea il regista tramite continue inquadrature claustrofobiche incentrate sui volti spaesati dei personaggi. I caratteri che si muovono nelle fredde scenografie tremendamente moderne appaiono infatti confusi: spesso, soprattutto i due protagonisti, sembrano completamente persi, spinti a muoversi nel mondo senza alcuna logica se non quella dell’arrampicata sociale che, a differenza dell’amore, sembra essere l’unica cosa in grado di colmare un vuoto interiore.
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Streaming.
Il Re, David Michôd, USA, 2019

Immortalato da Shakespeare nella seconda metà del Cinquecento e incensato come re magnanimo e abile dai contemporanei, Enrico V (Timothée Chalamet) torna a vivere sul grande schermo nel nuovo dramma storico firmato Netflix per la regia di David Michôd. Period drama lucido, crudo e disincantato, Il Re si sviluppa seguendo il medesimo arco narrativo tratteggiato da Shakespeare: l’evoluzione del giovane Hal da ragazzo senza regole né limiti a saggio sovrano col nome di Enrico V. Ma scordatevi i colossal di Ridley Scott o film come Outlaw King (2018), perché Michôd ci tiene a mettere in chiaro che la sua idea è ben diversa: a partire dalla fotografia scattata quasi interamente con luce naturale da Adam Arkapaw, il film priva il setting medievale di ogni aura epica, lasciando solo la spietatezza della politica e il cinismo del potere.
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Streaming.
A quiet place, John Krasinski, USA, 2018

A cavallo tra monster movie – ma atipico – e dramma post apocalittico, A Quiet Place affascina fin da subito lo spettatore con un sapiente uso del suono, istantanea fonte di attrazione per le bestie assassine che hanno invaso la Terra e si celano in ogni dove. L’innovazione più importante operata dal film è da leggere tra le righe, e si ricollega al modo in cui le creature danno la caccia agli umani: la fine del mondo civilizzato moderno coincide con una cappa di silenzio totale, un ritorno a una condizione primordiale (i rumori delle cascate e dei fiumi non causano pericolo, il vociare umano sì). Chi lo interrompe, muore. Chi si adegua, vive adattandosi.
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Streaming.
Diego Maradona, Asif Kapadia, UK, 2018

Napoli, 1984. Il presidente della SSC Napoli Corrado Ferlaino porta a termine un’operazione di calciomercato che stupisce il mondo intero: acquista Diego Armando Maradona, stella del Barcellona. L’atleta accetta il trasferimento, reduce da due annate terribili costellate di infortuni ed eccessi fuori dal campo. Ormai nessuno è così pazzo da rischiare di ingaggiarlo. A Napoli Maradona trova una città che incarna il suo temperamento, animato dal calore dirompente, eccessivo dell’Argentina. In quel momento nasce una leggenda. Il film racconta la storia e la figura di Maradona attraverso il montaggio di oltre 500 ore di filmati inediti messi a disposizione dalla famiglia del Pibe de oro, restituendo in pieno la febbre che contagiò la città di Napoli dal 1984 al 1991, fino a quando Maradona riuscì a inimicarsi un’intera nazione – esclusa Napoli, ovviamente.
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Amazon Prime Video
Euforia, Valeria Golino, Italia, 2018

L’euforia, secondo il Dizionario della Lingua Italiana, è “una sensazione, reale o illusoria, di ottimismo e di contentezza, di esaltazione o di ebbrezza, di benessere somatico e psichico dovuta a una buona condizione psicofisica o all’assunzione di farmaci, droghe, alcool”. Ma indica anche, come spiega la regista Valeria Golino, “quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei a grandi profondità: sentirsi pienamente felici e totalmente liberi. È la sensazione a cui deve seguire l’immediata decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità”. Una sensazione che, se prolungata, porta alla fine di tutto. L’euforia è quella che Matteo (Riccardo Scamarcio) cerca disperatamente di raggiungere ogni giorno tra party, successi lavorativi e botte di coca. E quando scopre che il fratello Ettore (Valerio Mastandrea) è affetto da una malattia terminale, l’euforia è l’unica arma che conosce per affrontare la sofferenza della vita e decide di imporla anche a Ettore, ignaro della situazione.
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Streaming.
Capri-Revolution, Mario Martone, Italia/Francia, 2018

È il 1914 e a Capri non se la passano poi così male come nel resto d’Italia: contadini e pastori vivono umilmente tra la pietraia selvaggia dell’isola, lontani dalle ansie prebelliche e immersi nella quiete misteriosa della natura. Ma una migrazione improvvisa interrompe l’idillio campestre: lo stanziamento di una comune pre-hippie guidata da Seyou (Reinout Scholten Van Aschat) all’alba del primo conflitto mondiale. Ed è così che si insinua il pretesto “storiografico” del regista, mentre si serve della posticipazione storica per annunciare una cesura con il secolo precedente non soltanto temporale, ma soprattutto identitaria e civile. Il regista napoletano indaga così gli sconvolgimenti che segneranno irrimediabilmente il Novecento (le affermazioni di alcuni esuli russi, l’entrata dell’Italia in guerra, le prime rivendicazioni operaie) attraverso gli occhi curiosi e libertini di Lucia (Marianna Fontana), una pastorella analfabeta affascinata dalla ventata rivoluzionaria della comune.
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Streaming.
Suspiria, Luca Guadagnino, USA/Italia, 2018

Berlino, 1977. Guadagnino si distacca immediatamente da Argento, mettendo subito in chiaro che il suo non è e non vuole essere un remake: prende la storia del 1977 e costruisce un film tutto suo, meno astratto e allucinato, più concreto e carnale. Il percorso delle ballerine della scuola sotto la guida delle insegnanti-streghe diviene allora per Guadagnino un’esplorazione delle forme inusuali del corpo portata all’estremo, allo sfinimento, fino ad assumere la stessa funzione di una danza rituale che rivela l’essenza umana e la complessità dell’esistenza, segnate entrambe dalla presenza del male. Guadagnino va oltre la paura fine a se stessa dell’horror e riflette sulla presenza capillare e universale del male nel mondo; un male non metafisico ma concretizzatosi in un senso di colpa e di vergogna che si impossessa dell’uomo senza lasciargli alcuna possibilità di redenzione.
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Streaming.
Tully, Jason Reitman, USA, 2018

La coppia Reitman-Cody, a più di dieci anni di distanza dal successo di Juno, torna a parlare di maternità con una dramedy che si avventura in un territorio difficile: quello della depressione post-partum. Gli occhi stanchi di Marlo (Charlize Theron), madre di due bambini con un terzo in arrivo, la sua voce spezzata e i gesti rivelatori dell’esaurimento trasmettono fin dall’inizio un senso di angoscia allo spettatore, che la osserva sacrificare ogni aspetto della sua vita per prendersi cura dei figli, aspettandosi di vederla crollare a terra da un momento all’altro. Con la nascita della bimba, la macchina da presa segue Marlo nella sua alienante routine notturna, fra cambi di pannolini e passeggiate lungo il corridoio per far riaddormentare la piccola Mia, raccontando come la vita stia soffocando la neo-mamma. Ma l’arrivo di Tully (Mackenzie Davis), la giovane e solare tata notturna, permette a Marlo di mettere tutto in prospettiva.
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Streaming.
Menocchio, Alberto Fasulo, Italia/Romania, 2018

Il primo pensiero che colpisce dopo i titoli di coda di Menocchio è quanto sia inquietante che la storia di un mugnaio condannato per eresia nel Cinquecento risulti ancora tanto vicina a noi spettatori del 2018. Domenico Scandella (Marcello Martini), detto Menocchio, è un uomo come tanti, di cui non sono messe in evidenza particolari qualità se non l’attitudine a interrogarsi sulle cose. Ed è questo atteggiamento a sconvolgere gli inquisitori, convinti che sia stato qualcun altro a mettergli in testa le se idee sovversive. Sono abituati a tal punto ad accettare dogmi imposti “dall’alto” che non riescono a concepire l’esistenza di pensieri liberi e spontanei, nati semplicemente dalle proprie esperienze di ogni giorno. L’attenzione verso il quotidiano, verso quegli aspetti apparentemente piccoli e insignificanti dell’esistenza, viene curato con dolcezza dalla regia di Alberto Fasulo, che dà vita a un lavoro il valore emerge dalla concretezza e dalla materialità di ogni immagine.
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Streaming.
Lovers, Matteo Vicino, Italia, 2018

Quattro storie e quattro attori in ruoli di volta in volta diversi si intersecano nella bella Bologna, fra tradimenti, vendette e colpi di scena. Questo è Lovers (2017) l’ultimo film di Matteo Vicino. Lontano dai canoni del romanticismo e della commedia classica, il film mette in scena una storia che va oltre l’intrigo sentimentale e dà grande spazio alla performance attoriale di un cast degno di nota. I dialoghi prendono lo spettatore per lo stomaco, smontando i cliché della commedia a cui il pubblico italiano è ormai abituato, veicolando così le emozioni del film attraverso un canale a cui tutti possono accedere.
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Streaming.
Tim Vision
Il colpo del cane, Fulvio Risuleo, Italia, 2019

Diciamolo, quando si deve scegliere che film vedere, è molto difficile che il primo pensiero vada a un film indie sul furto di un bulldog francese. Ma sappiate che vi perdereste l’ultimo lavoro del giovanissimo Fulvio Risuleo, che è un film emozionante e pieno di sorprese. Al centro Marti (Daphne Scoccia) e Rana (Silvia D’Amico), una coppia di dogsitters improvvisate i cui continui battibecchi sono di una spontaneità inevitabilmente comica, e il fantomatico dottor Mopsi (Edoardo Pesce), un metallaro impacciato che si finge veterinario. Nel loro ingenuo tentativo di dare una svolta alla propria quotidianità i tre incappano in una serie di disavventure che si intrecciano fra loro con la precisione fatale delle favole. E non si può non fare il tifo per tutti questi sfortunati eroi, perché buoni e cattivi non ce ne sono: c’è solo una vita che non soddisfa mai e la disarmante spontaneità di chi la attraversa senza cattive intenzioni, ma finisce lo stesso per mettersi nei guai.
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Manuel, Dario Albertini, Italia, 2017

Andrea Lattanzi è Manuel, un ragazzo che, dopo un lungo periodo trascorso in un istituto per minori senza sostegno familiare, si trova a doversi prendere cura della madre. Il suo obiettivo è infatti quello di farla uscire di carcere facendole ottenere i domiciliari, ma questo significa dover rigare dritto e farle da garante legale – e non solo. Nel mondo alla rovescia in cui vive Manuel sembra essere lui l’adulto; lui che ha appena compiuto diciott’anni. Un film di formazione in cui qualcosa, però, impedisce che la crescita del personaggio si sviluppi: Manuel viene risucchiato da un mondo degenerato e da una serie di responsabilità che non può – e non dovrebbe – ancora assumersi.
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Land of mine – Sotto la sabbia, Martin Zandvliet, Germania, 2015

Una storia potente e ancora troppo poco nota, ma capace di mettere in discussione i valori fondanti di una nazione. Si tratta, in fondo, della condanna a morte di quattordici ragazzini che erano stati costretti dal proprio tempo ad abbracciare le armi, ma che sono ancora capaci di sognare. Land of Mine – Sotto la sabbia, mai scontato è un film coraggioso ed esteticamente molto curato, ma è soprattutto un concentrato di tensione: le sequenze lente e angoscianti del disinnesco generano inquietudine nello spettatore, che si rassegna all’ineluttabile tragedia.
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Knight of Cups, Terrence Malick, USA, 2013

Flusso di coscienza visivo di una vita frammentaria e turbinosa, Knight of Cups segue le onde emotive del protagonista Rick (Christian Bale) per insinuarsi negli abissi della sua anima tormentata dal vuoto sfavillio contemporaneo. Nel tentativo disperato di risalire in superficie, Rick cerca di aggrapparsi alle donne che segnano le tappe della sua vita, ma si rivelano fallaci tanto quanto le maschere plastificate di Los Angeles e Las Vegas: in un tornado di tragedie, sorrisi, lacrime, passione e disperazione, questi sprazzi di amore, pur nella loro diversità, non sono altro che superficiali tentativi di evasione, corpi e presenze privi di sostanza. Knight of Cups è la storia di un’anima che non trova pace dall’apatia esistenziale in cui sprofonda sempre di più, abbandonandosi a una stasi esistenziale che lo stringe in una morsa di angoscia e annichilimento.
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Song to Song, Terrence Malick, USA, 2017

La crisi esistenziale di una protagonista (Rooney Mara) travolta dal turbinio dei propri sentimenti e tormentata da un passato colmo di errori che non riesce a perdonarsi. Relazioni amorose che si formano, si spezzano, si tradiscono e si aprono a nuovi legami. L’angoscia esistenziale squisitamente contemporanea, dipinta sullo schermo con un gesto privo di mediazioni e meditazioni. Un film emozionante e travolgente.
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American Beauty, Sam Mendes, USA, 1999

American Beauty è il film di Sam Mendes che nel 1999 ha spopolato agli Oscar, vincendone ben cinque e, nonostante nessuno fosse alla soundtrack, passato alla storia anche per la sua colonna sonora. La storia è quella di Lester Burnham (Kevin Spacey), un uomo in crisi di mezza età che non sopporta più la monotonia della sua esistenza. L’indimenticabile pezzo di apertura Dead Already, con il suo suono un po’ eccentrico, cattura la natura ciclica e noiosa della vita in periferia, rivelando lo stile di vita ripetitivo e alienante dei personaggi. Un senso di vuoto che emerge anche dal motivo ricorrente a cinque note, affiancato dalle percussioni e da una melodia di archi.
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Il grande Lebowski, Joel Coen, USA/UK, 1997

Uno dei più grandi cult movie di fine millennio non è altro che lo sgangherato racconto dei vagabondaggi di un ex fricchettone – il Drugo (Jeff Bridges) – e dei suoi scombinati partner, un veterano convertitosi all’ebraismo (Walter/John Goodman) e un ex surfista ingenuo e inetto (Donny/Steve Buscemi), oltre a una serie di incontri improbabili: pederasti ispanici, magnati del porno, artiste d’avanguardia e cowboy con un debole per la salsapariglia, contornati da battute sagaci che sono entrate di diritto nella storia del cinema. Nel corso degli anni Il grande Lebowski ha esercitato un’enorme influenza sulla cultura pop, ispirando raduni internazionali, pubblicazioni accademiche o amatoriali – come quella dei nostri amici di Edizioni del Frisco – e persino il Dudeismo, un credo a metà fra Taoismo e filosofia epicurea che conta attualmente più di 450000 sacerdoti in tutto il mondo; per non parlare dell’infinità di capi di abbigliamento e gadget a tema.
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Miss Sloane – Giochi di potere, John Madden, USA, 2016

Miss Sloane – Giochi di potere è un concentrato di puro dinamismo dal il ritmo sempre più incalzante alimentato da dialoghi serratissimi. Elizabeth Sloane (una straordinaria Jessica Chastain) è la regina di questo mondo. Affascinante arrivista e detestabile manipolatrice, la protagonista è il vero deus ex machina della vicenda. Incarnando il ruolo del regista, la donna dirige le fila del destino di ogni personaggio, convinta che le conseguenze delle proprie azioni, efficaci o distruttive che siano, facciano parte di un gioco: il proprio. L’immortale “il fine giustifica i mezzi” diviene una filosofia di vita imprescindibile.
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Infinity
Il filo nascosto, Paul Thomas Anderson, USA, 2017

Qual è il segreto di una relazione stabile e capace di resistere alle avversità quotidiane? Com’è possibile instaurare un legame di complicità che duri “finché morte non ci separi”? Ogni rapporto si regge su quel “filo nascosto”, ignoto e indefinibile, che intreccia due anime. E come un tessuto può intrecciarsi a qualsiasi cosa, da ciocche di capelli a messaggi segreti, così questo filo può assumere qualsiasi forma… Le due esistenze che per caso si incontrano e iniziano a tessere il filo del loro legame sono quelle di Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), un sarto d’alta moda egocentrico, insofferente e nichilista, proprietario di uno degli atelier più in vista della Londra degli anni ‘50, e Alma Elson (Vicky Krieps), una goffa e sgraziata cameriera di provincia che mentre lo serve inciampa e arrossisce.
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Martin Eden, Pietro Marcello, Italia, 2019

Infuocato dall’amore per una bella aristocratica, il semplice marinaio Martin Eden (interpretato da un bravissimo Luca Marinelli – fresco di Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile) intraprende una mirabolante parabola evolutiva che trae della cultura e delle belle lettere la forza di propulsione: inebriato dal fascino decadente dei versi baudelairiani, da illetterato bracciante diventa presto avido studente e aspirante scrittore. Nel mare di letture che divora appassionatamente, la scoperta del darwinismo sociale di Herbert Spencer lo coinvolge in una spirale ideologica di stampo individualista, trascinandolo in un abisso di alienazione ed egocentrismo che lo consumano fatalmente. Si tratta della vicenda di un singolo, ma forse può diventare una storia umana, una storia di sentimenti, desideri, aspirazioni, paure e tormenti di un’intera collettività.
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Dolor y Gloria, Pedro Almodovar, Spagna 2019

Pedro Almodóvar con Dolor y Gloria torna sulla propria vita con un racconto autobiografico sincero e – apparentemente – mai edulcorato, in cui si mette completamente a nudo: le sue debolezze, paranoie, ansie, angosce, i suoi errori, rimpianti, fantasmi del passato. In un continuo oscillare tra i ricordi dell’infanzia, luminosissimi e romanzati con dolcezza, da cui si sprigiona un amore immenso per la propria famiglia e una riconoscenza sconfinata per le fatiche che sua madre ha dovuto affrontare per dargli la vita migliore possibile – e anche di più. Ed è commovente scoprire quanta sofferenza di accompagni necessariamente a così tanto amore. La potenza del film è proprio la sua capacità di non chiudersi mai in un autoreferenzialismo sterile e narcisista, ma di abbracciare un racconto semplice e lineare, sincero e genuino.
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I migliori anni della nostra vita, Claude Lelouch, Francia, 2019

Sono passati cinquantatré anni da Un uomo una donna(1966), l’iconico dramma sentimentale di Claude Lelouch con Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant. Cinquantatré anni dal primo incontro tra il pilota automobilistco Jean-Louis Duroc e la vedova Anne Gautier, e altrettanti dalla loro separazione, da quell’abbraccio accanto ai binari di un treno diretto a Parigi. L’emozione di un nuovo incontro tra Anne e Jean-Louis – e, fuori dalla finzione scenica, tra due icone come Anouk Aimée e Trintignant, 87 e 88 anni – regge da sola l’intero film. Anne e Jean-Louis vivono il presente senza troppo rammarico per quello che non è stato, celebrando invece quello che è stato e quello che potrà essere.
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Il traditore, Marco Bellocchio, Italia, 2019

Tommaso Buscetta è una delle figure più controverse e ambigue della nostra Storia: da “boss dei due mondi” a “infame traditore”, è stato il testimone chiave che ha permesso a Giovanni Falcone di imbastire il Maxiprocesso di Palermo del 1992. Buscetta ha rilasciato 487 pagine di confessione ai danni di chi (i Corleonesi di Salvatore Riina e Giuseppe Calò) – a sua detta – sarebbe stato colpevole di aver tradito gli ideali di Cosa Nostra, calpestandone il codice d’onore e la vocazione di salvaguardia del popolo. Sono proprio le singolari convinzioni del traditore e la contraddittorietà della sua condotta ad affascinare Bellocchio, che sfida il pubblico a prendere una posizione nei confronti di Tommaso Buscetta, colpevole eppure collaboratore di giustizia, patetico eppure assassino.
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Santiago, Italia, Nanni Moretti, Italia 2019

Cile, 11 settembre 1973. Le forze armate dello Stato bombardano il Palacio de La Moneda, dove perde la vita Salvator Allende, il Presidente della Repubblica democraticamente eletto alle votazioni del 1970. Il colpo di stato rovescia il governo e consegna il potere a una giunta guidata da Augusto Pinochet, che instaura un regime dittatoriale terminato solo l’11 marzo 1990. Una serie fittissima di interviste, quasi esclusivamente teste parlanti, restituisce un quadro politico e storico dei giorni appena successivi al golpe, filtrato da una modalità narrativa marcatamente umana. Ma Santiago, Italia – programmatico fin dal titolo – non è un documentario storico sul Cile: non entra nel merito del golpe cileno, non ambisce a ricostruirlo da un punto di vista storico né a indagarne le controverse dinamiche. Quello di Moretti rimane un cinema politicamente schierato, che assume una posizione e si fa dichiaratamente voce del suo autore.
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Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti, Italia, 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot smentisce la contraddizione in termini di un supereroismo genuinamente italiano e fa all in orchestrando un’armonia estremamente eufonica di noir, romanticismo, mafia e cultura pop americana e nipponica. Il risultato è l’origin story dell’anti-eroe Enzo Ceccotti, criminale di bassa lega che si scopre dotato di una forza sovrumana in seguito al contatto con alcune sostanze radioattive. L’autentica umanità e la disperata crudezza dei personaggi plasma una Roma spoglia dalla sublimazione sorrentiniana, che si fa cassa armonica del crudo realismo di questo superhero movie sui generis.
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The Hateful Eight, Quentin Tarantino, USA, 2015

Dopo Django Unchained Tarantino torna sulla guerra civile americana, declinata nel genere western rivisitato col taglio inconfondibile del regista statunitense. The Hateful Eight parte piano, pianissimo, costruendo una tensione che cresce lenta e finalmente culmina nel momento in cui si cambia scenario e i personaggi si ritrovano schiacciati all’interno di uno spazio claustrofobico. Questa baita asfissiante diventa il palcoscenico di un cast eccezionale (Samuel L. Jackson, Kurt Russel, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Tim Roth): interpreti di personaggi sfaccettati e complessi ben oltre le apparenze, gli attori si destreggiano in un thriller dai risvolti di scena inaspettati, animati da un’oscurità che traspare dai loro sguardi e dai loro gesti. Il tutto al ritmo della colonna sonora curata dal Maestro Ennio Morricone, vera punta di diamante della pellicola.
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Sicario, Denis Villeneuve, USA, 2015

Thriller dalle tinte noir, Sicaro si sviluppa attorno alla vicenda del cartello messicano della droga. In un crescendo di adrenalina, la pellicola scompone e ricompone il concetto di Giustizia, spingendo i protagonisti a chiedersi cosa sia realmente il Male: strumento di vendetta, tutela di un ordine innaturale, ma necessario, rinuncia di fronte a drammatiche costrizioni. Il Male è semplicemente una costante, cancro irriducibile e insanabile in un mondo ancora lontano dalla cura. Allo scetticismo generale per via della candidatura per la Palma d’Oro, Villeneuve risponde sfoderando un prodotto cinematografico completo e di grande qualità: nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio, anche quello all’apparenza superfluo, impreziosisce la trama e incrementa la suspense. Ed è così che un’operazione militare in una galleria sotterranea diventa una sorta di discesa agli Inferi.
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