Voto

7

Dopo un secondo semestre povero di uscite discografiche da ricordare, il 2018 si è ripreso proprio nella sua fase crepuscolare. Tra gli ultimi titoli dello scorso anno spicca i am > i was (si legge I Am Greater Than I Was, ndr.), seconda uscita ufficiale di 21 Savage. Dopo la sensazione di piattume generale che traspariva da ISSA, il rapper di Atlanta ha intrapreso un percorso di trasformazione che l’ha portato sempre più vicino all’entrata nel Gotha del genere, in compagnia di nomi illustri come Future e Young Thug.

Il percorso di 21 Savage era iniziato con il riuscitissimo Without Warning e per questo squadra che vince non si cambia: il direttore d’orchestra è sempre l’acclamato producer Metro Boomin. Anche i testi, fortemente autobiografici, non si discostano dai lavori precedenti, ma in i am > i was 21 Savage scava ancora più a fondo, riflettendo sulla morte del fratello e sull’amore incondizionato verso la madre e i suoi bodyguard, dai quali si separa solo raramente. Quindici tracce in cui c’è spazio anche per sperimentare, come in a lot, in 21 Savage divide le barre con J. Cole stagliandosi su un tappeto sonoro soul, e Monster, insieme a Childish Gambino.

Le storie di gang e di strada sussurrate con eleganza (asmr) sono una dimostrazione di come questo diamante grezzo della trap d’oltreoceano sembri aver finalmente trovato l’abito su misura per lui. Le chitarre campionate di Santana e le atmosfere dirty south, in omaggio ai Three 6 Mafia (a&t), arricchiscono ulteriormente un disco che vale molto già di per sé.

Matteo Squillace